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Non fu strappo muscolare ma infarto, risarcimento da 1,6 milioni

Non fu strappo muscolare ma infarto, risarcimento da 1,6 milioni

PISA, 28 dicembre 2024, 14:26

Redazione ANSA

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L'Azienda ospedaliera di Pisa (Aoup) e un medico del pronto soccorso sono stati condannati dal tribunale civile a risarcire con 1,6 milioni di euro i familiari di Giovanni D'Angelo, imprenditore edile morto il 4 gennaio 2010 all'età di 29 anni e pochi mesi dopo essere diventato padre.
    L'uomo, abitante a Cascina, fu dimesso dall'ospedale con la diagnosi di strappo muscolare, quando invece era stato colpito da un infarto che ne provocò la morte dopo poche ore. Il giovane imprenditore arrivò all'ospedale di Pisa in codice rosso, poi al pronto soccorso venne sottoposto a triage, con assegnazione del codice verde. Per il medico che lo visitò, scrive il quotidiano, si trattava di dolore muscolo-scheletrico da curare con somministrazione di antidolorifici. Tuttavia i dolori alla parte sinistra del torace continuarono e l'imprenditore morì qualche ora dopo a causa di un infarto del miocardio in corso da almeno 12 ore, secondo quanto emerso dall'autopsia.
    La vicenda giudiziaria si è protratta a lungo. I familiari hanno tirato in causa l'Aoup e il medico del pronto soccorso. In tribunale la discussione si è incentrata sull'interpretazione data in pronto soccorso sulla base di quanto riferito dallo stesso D'Angelo e sulla valutazione del tracciato cardiaco. Il giudice ha in parte rigettato le conclusioni dei consulenti tecnici d'ufficio che si sono basati, nel redigere la propria perizia, in gran parte sulle dichiarazioni degli stessi sanitari coinvolti nell'assistenza all'uomo. In particolare, per il giudice "non è convincente il fatto che l'uomo non avesse riferito la familiarità a malattie cardiache, come invece aveva fatto con la prima dottoressa che lo aveva visitato. Inoltre, anche se la sua giovane età e il fatto che il dolore aumentasse con la pressione potevano spingere a non pensare a un infarto, riporta sempre Il Tirreno, i consulenti nominati nel giudizio penale (tornato in corte di appello dopo una riforma della sentenza da parte della Cassazione) avevano stabilito che l'elettrocardiogramma mostrava indizi di possibili problemi cardiaci. Indizi che si dovevano approfondire con la consulenza di uno specialista che, invece, non venne disposta. Intanto la sentenza civile di risarcimento stabilisce un importo di 1,6 milioni per i familiari.
   

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