Dopo un anno e mezzo di pandemia
risultano scomparse 1.700 imprese del commercio e 200 del
turismo sulle 212mila esistenti nel terziario toscano. È la
fotografia dell'ultimo Osservatorio congiunturale, condotto da
Format Reaserch per Confcommercio Toscana e relativo al primo
semestre 2021.
Se nei primi sei mesi del 2021, si legge, il clima di fiducia
era migliorato, adesso la maggior parte degli operatori ritiene
di non poter tornare ai livelli di redditività pre-crisi prima
del 2023. "Ancora 18 mesi - ha detto il direttore di
Confcommercio Toscana Franco Marinoni - da vivere stringendo la
cinghia, dunque, dal momento che i consumi non sono ripartiti,
come dimostra anche il procedere lento dei saldi estivi, e
nell'aria ci sono purtroppo nuove restrizioni a causa della
ripresa della circolazione del virus".
Come chiarito dal presidente di Format Research Pierluigi
Ascani "i settori più in crisi sono il commercio al dettaglio
non alimentare, i pubblici esercizi e i servizi alla persona".
In questo contesto restano forti i problemi di liquidità: i
tempi di pagamento si sono allungati, le aziende non hanno
risorse per investire nella crescita e chiedono credito alle
banche per stare in piedi. Il 68% si vede accordare la somma
richiesta con ammontare pari o superiore a quello atteso, ma
cresce la preoccupazione in vista della restituzione del
finanziamento. Segnali non positivi anche dal punto di vista
della domanda del lavoro: il 34% delle imprese del terziario ha
avviato la ricerca di nuovi addetti nei primi sei mesi del 2021,
ma (nel 47% dei casi) ha serie difficoltà a reperire persone
qualificate per le mansioni proposte. Le maggiori difficoltà
sono state riscontrate nei settori ristorazione, turismo e
servizi alla persona, in prevalenza a causa della mancanza delle
competenze richieste.
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