"L'intervento preventivo è stato
fallimentare su quasi tutti. Sono noti agli uffici giudiziari
minorili perché da tempo sono oggetto di assistenza", commenta
amaro il procuratore reggente del Tribunale dei minori di
Trento, Alessandro Clemente, in merito all'indagine che ha
portato all'arresto di otto minorenni per spaccio di marijuana e
hashish. Il procuratore spiega che alcune delle famiglie dei
giovani coinvolti hanno una realtà complicata, ma ci sono anche
famiglie normali, i cui figli, però, erano "fuori controllo".
Tutti sono iscritti a scuola ma con "importanza marginale", è il
commento degli inquirenti. I minorenni, inoltre, reinvestivano i
soldi guadagnati in parte per acquistare altri stupefacenti, da
rivendere poi a Canova e Roncafort (Trento nord) e anche a
Ravina e Aldeno (Trento sud), e in parte per fare acquisti. Gli
inquirenti sono stati anche contattati dal dirigente di un
istituto scolastico perché una ragazza si era sentita male dopo
aver assunto sostanze acquistate dalla banda.
I minorenni, ha detto il questore di Trento, Claudio
Cracovia, "a questa età dovrebbero fare ben altro ma hanno
dimostrato capacità organizzativa e solidarietà criminale tra i
responsabili delle varie zone che è scoraggiante. Oserei direi
raccapricciante. Inoltre la domanda di droga viene da clienti
minorenni e questo suscita altri interrogativi. Bisogna
rinnovare i format educativi e chiamare in aiuto le grandi
agenzie educative".
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