All'Università di Trento per la
prima volta è stata misurata in laboratorio la capacità del
soffione (tarassaco) immerso in acqua di immagazzinare aria. Una
scoperta che apre la strada allo sviluppo di nuovi dispositivi e
di soluzioni tecnologiche avanzate con possibili applicazioni,
ad esempio, per garantire una respirazione ottimale durante
immersioni subacque rapide.
Lo studio, pubblicato sulla rivista "Materials Today Bio", è
stato coordinato da Nicola Pugno, professore dell'Università di
Trento e coordinatore del laboratorio sui materiali bio-ispirati
(Laboratory of Bio-inspired, Bionic, Nano, Meta Materials &
Mechanics) al Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e
meccanica dell'ateneo.
Ad ogni immersione il team dei ricercatori ha osservato come
il globo piumoso dei soffioni, la loro "chioma" soffice,
diventasse argentea e assumesse una forma assottigliata e
romboidale. Con l'ausilio di formule analitiche, sono state
quindi misurate le proprietà meccaniche che danno origine al
fenomeno naturale per poterle riprodurre con processi di
ingegnerizzazione.
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