Le cooperative esportano ma non
delocalizzano la produzione. Delle 228.000 imprese italiane con
almeno 10 addetti, circa 52.000 possono essere considerate
fondamentalmente orientate all'esportazione di prodotti
italiani. Un ruolo importante nei processi di
internazionalizzazione della nostra economia è svolto dalle
multinazionali italiane che agiscono sui mercati esteri (circa
25.000) e, parallelamente, dalle multinazionali estere presenti
in Italia (circa 16.000), pienamente inserite nelle dinamiche
della globalizzazione che molto spesso si traduce in iniziative
delocalizzazione.
Questo fenomeno - fotografato nel focus Censis
Confcooperative "L'economia del territorio: Cooperative catena
sociale del valore" presentato a Trento nell'ambito del Festival
dell'economia - indotto dalla ricerca di condizioni migliori in
altri paesi, soprattutto sul versante del costo del lavoro o
della possibilità di entrare in mercati nuovi, ha riguardato
circa 6 mila imprese italiane negli ultimi anni. Si tratta di un
fenomeno piuttosto circoscritto per il sistema italiano di
imprese, soprattutto se ci si confronta con altri paesi. È però
un aspetto che rientra nel modello italiano di stare sui
mercati, ma che "si pone sostanzialmente in contrapposizione con
chi, come la cooperazione, realizza tutto il suo valore
economico, sociale e occupazionale all'interno del Paese, perché
non cerca la massimizzazione del profitto, ma la risposta a una
doppia esigenza: creare lavoro e rispondere a un bisogno",
commenta il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.
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