"Oggi per noi le notti sono lunghissime, notti piene di ricordi, di nostalgia, notti di rabbia verso chi non ha agito prima. Rabbia perché si poteva evitare e ora non si può tornare indietro". Lo ha detto, durante la cerimonia funebre, Carlo Papi, il padre del runner di 26 anni morto sul monte Peller lo scorso 5 aprile. Il suo intervento è stato accolto da un lungo applauso. "Ma non siamo gli unici a non poter dormire: chi ha responsabilità di tutto questo non può dormire sonni tranquilli. Andrea aiutaci a trovare dentro di noi il perdono, verso coloro che non riescono a chiedere umilmente scusa del loro operato e per le cattiverie inaccettabili in questo momento. Questo perdono è troppo grande per noi", ha poi detto. "Andrea dobbiamo darti giustizia, darti dignità. È l'unica cosa che possiamo fare oggi. Se qualcuno ha fatto degli errori, faccia un passo indietro, si toglie la corona e faccia mea culpa, riporti le cose a come dovevano essere", ha concluso.
Runner morto, in corso le operazioni di cattura dell'orsa Jj4
"Siamo qui tutti un po' sconvolti. Le nostre lacrime si confondono con quelle dei famigliari. Affidiamo al Signore il nostro impegno perché tragedie così grandi e così dolorose non si ripetano più". Lo ha detto il parroco di Caldes, don Renato Pellegrini, in apertura del funerale di Andrea Papi. All'esterno della chiesa circa tremila persone assistono alla cerimonia. "Accompagniamo Andrea in questo suo ultimo viaggio. Andrea vivrà nel cuore nei nostri ricordi", ha aggiunto Pellegrini.
È Jj4 l'orsa responsabile dell'uccisione del runner trentino Andrea Papi, di 26 anni, aggredito nei boschi sopra Caldes lo scorso 5 aprile. "Dopo l'aggressione sono partite le operazioni di presidio della zona, gestite per le ore diurne e crepuscolari a tempo pieno da una squadra del Corpo forestale del Trentino. Adesso che sappiamo esattamente qual'è esemplare responsabile (Jj4) dobbiamo cominciare a intercettarla e trovare le posizioni più opportune per la cattura", ha detto all'ANSA Fabio Angeli, direttore del distretto forestale di Malè, in Trentino. Il plantigrado, di 17 anni, è nato in Trentino da due esemplari provenienti dalla Slovenia, Joze e Jurka, rilasciati tra il 2000 e il 2001, nell'ambito del progetto Life Ursus. Il 22 giugno del 2020, Jj4 aveva aggredito due persone, padre e figlio, sul monte Peller. La Giunta provinciale di Trento ne aveva chiesto l'abbattimento. L'ordinanza di cattura venne annullata dal Tar.
"Il radiocollare di Jj4 è scarico, ma in ogni caso è uno strumento efficiente per monitorare gli spostamenti, non per la gestione". Lo dice Fabio Angeli, direttore del distretto forestale di Malè, in Trentino. "Quando funziona, la trasmissione del radiocollare arriva con ritardo di 5-6 minuti solo se c'è copertura telefonica. Purtroppo questo versante del monte è privo di copertura", ha preciso Angeli, assicurando che si sta facendo il possibile per catturare l'esemplare "nel più breve tempo possibile".
Runner morto in Trentino, per gli abitanti di Caldes aggredito da un orso
"Nel 2020 Jj4 ha effettuato un attacco a due persone. Da allora sono iniziate le operazioni di monitoraggio, ma era con i cuccioli. Nel 2021 ha abbandonato i cuccioli molto presto; nel 2022 c'è stato un nuovo parto", ha specificato Angeli, precisando che in questo periodo, solitamente, i cuccioli lasciano la madre. Per la cattura potrebbero essere utilizzate le trappole a tubo, ma, in caso di emergenza, si possono usare anche lacci o fucile spara-siringhe. Per l'abbattimento, per cui è stata firmata l'ordinanza da parte del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, si parla di un'operazione "che deve essere fatta in sicurezza, rispettando le procedure previste". "I tempi di cattura non sono prevedibili", ha concluso Paolo Zanghellini, maresciallo maggiore del corpo forestale del Trentino.
Su eventuali carenze sulla gestione degli orsi in Trentino "c'è un tavolo tecnico con la Provincia di Trento, l'Ispra e il Ministero. A chiusura del tavolo sarò in grado di dirlo". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a margine di un convegno del Wwf a Roma sui crimini contro la natura.
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