Nel 2023 in Trentino c'è stato un
leggero decremento (-6%) di denunce e provvedimenti di
ammonimento rispetto all'anno precedente. Le sole denunce (477)
però sono aumentate del 3%. I numeri sono stati presentati nel
corso della conferenza stampa organizzata dalla Provincia di
Trento per la Giornata internazionale contro la violenza sulle
donne dalla dirigente Umse prevenzione della violenza e della
criminalità Laura Castegnaro. "Il trend che possiamo vedere
conferma una stabilità del fenomeno", ha spiegato Castegnaro.
L'autore della violenza è spesso il partner, l'ex partner o un
altro familiare, nella maggior parte dei casi più anziano delle
donne che subiscono violenza, che spesso hanno meno di 34 anni.
Si parla in media di 1,5 casi al giorno di violenza
(considerando il numero di denunce e di ammonimenti) che
colpiscono le donne tra i 16 e i 64 anni.
Le denunce vengono presentate soprattutto ai carabinieri (359
nel 2023), ma sono in aumento quelle presentate alla polizia di
Stato (93 nel 2023). Le ragioni che spingono le donne a
denunciare sono in primo luogo maltrattamenti in famiglia, atti
persecutori e lesioni. Diminuiscono gli ammonimenti per violenza
domestica, ma aumentano quelli per atti persecutori.
Le segnalazioni arrivate alle Procure di Trento e di
Rovereto per mancato assolvimento dell'obbligo di mantenimento
sono state 360 nel 2023, con un incremento del 3,1% rispetto
all'anno precedente.
Le donne ospitate nei servizi residenziali (case rifugio e
servizi sociali) sono state 91 con 87 figli, di cui 18 donne
ospitate nelle case rifugio. Si parla di numeri che sono
leggermente diminuiti rispetto a quelli del 2022. Nel 2024, a
novembre, si parla già di 28 donne ospitate nelle case rifugio
con 36 figli al seguito.
I servizi non residenziali (centri antiviolenza e servizio
gestito da Alfid) hanno visto invece un incremento importante
rispetto al 2022: le donne che si sono rivolte a loro sono
cresciute del 23,6% (sono state 445 nel 2023) e sono perlopiù
donne nuove a questi servizi (376). Diversamente dall'accesso ai
servizi residenziali, dove l'ingresso spesso è mediato dai
servizi sociali, l'accesso a quelli non residenziali è
soprattutto diretto. Le donne hanno un'età maggiore, tra i 35 e
i 40 anni, un titolo di studio più alto e sono perlopiù occupate
e coniugate o separate, nel 70% dei casi con figli (nel 73% in
quello delle donne che accedono ai servizi residenziali).
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