Le contromisure hanno funzionato e
il lago di Ledro è destinato a non diventare più rosso. Il
fenomeno, registrato in maniera significativa nel 2009, era
legato alla Planktothrix rubescens, un'alga la cui fioritura era
esplosa grazie alla presenza di molto materiale organico e
inorganico che toglie ossigeno all'acqua che causa la scomparsa
di zooplancton. Pur curiosa, la particolarità che aveva reso
famoso il lago di Tovel grazie all'organismo monocellulare
Glenodium Sanguineum, nel lago di Ledro aveva destato
preoccupazione perché indice di un eccessivo nutrimento.
Le analisi avevano permesso di ricondurre il fenomeno allo
scarico del depuratore di Pieve di Ledro e al dilavamento a
opera delle piogge dei pascoli su cui vengono sparsi i liquami
zootecnici. Per arginare la fioritura dell'alga la sola
strategia individuata era stata quella di ridurre i nutrienti
algali, in particolar modo il fosforo. Gli interventi sul
depuratore, a cominciare dal 2014, e pratiche migliori per la
distribuzione dei liquami sui pascoli, incluso il trasferimento
di una parte di essi verso la piana di Storo, hanno dato i
risultati sperati.
In una nota, l'Appa ha reso noto che "da novembre 2023, per
sei campionamenti consecutivi, l'ultimo dei quali avvenuto a
settembre 2024" è stata rilevata "nel lago di Ledro una
riduzione del biovolume della Planktothrix rubescens dell'81%".
La media accertata è passata da 1.352 mm3/m3a 252. Per contenere
la presenza dell'alga in un lago, il valore di fosforo totale
deve risultare inferiore ai 10 mg/L: in quello di Ledro, negli
ultimi tre anni si è attestato tra 13 e 12 mg/L.
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