Il Trentino Alto Adige è fra le sette regioni d'Italia da "bollino rosso" per incidenza di infortuni mortali sul lavoro.
Lo scorso anno, attesta l'analisi dell'Osservatorio Vega sulla sicurezza elaborata sui dati Inail e Istat, la regione è risultata quarta in assoluto con un valore di 51,2 per milione di occupati a fronte di una media nazionale di 34,1.
Solo in Basilicata (82,4), Valle d'Aosta (70,4) e
Umbria (52,5) è stata contabilizzata un'incidenza più alta.
Tra il 2021 e il 2024 in Italia le cosiddette "morti bianche"
sono state 4.442, tre vittime al giorno che, oltre alle
incalcolabili ripercussioni sulle famiglie, hanno inciso
negativamente sul Pil (fra i 3 e il 6%) e quindi sullo stesso
andamento delle imprese, del sistema economico oltre che
previdenziale e assistenziale del Paese.
Negli ultimi 4 anni il Trentino Alto Adige ha evitato la
"zona rossa" nel 2021 con una incidenza del 49,3, peraltro
sensibilmente superiore a quella nazionale (43,1) e nel 2023,
quando il dato era sceso fino al 27,6 ed era risultata fra le
quattro regioni meno colpite da questa piaga.
Nel 2021, invece, solo in Valle d'Aosta (108,8) era stata
rilevata una incidenza superiore di incidenti mortali sul lavoro
e il Trentino Alto Adige era stato secondo con il 59,3 a fronte
di un dato medio italiano pari al 34,2. In generale, quasi due
terzi degli incidenti mortali avvengono senza il coinvolgimento
di mezzi di trasporto. Il giorno della settimana in cui si
verificano più sinistri mortali è il lunedì.
I giovani tra i 15 e i 24 si infortunano il doppio rispetto
ai lavoratori di altre fasce d'età, ma sono quelli più anziani
(dai 55 anni in su, con un'incidenza estremamente elevata tra
gli over 65) che corrono più rischi di morire.
Sia in itinere sia sul posto di lavoro, gli stranieri si
infortunano quasi il doppio rispetto agli italiani. A morire,
fine, sono soprattutto gli uomini, con un'incidenza dieci volte
superiore a quella delle donne, mentre per numero di denunce, la
differenza è molto meno marcata, circa un terzo.
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