Il ritorno alla didattica
a distanza è un altro colpo duro da incassare per gli studenti
delle scuole superiori di Norcia che tra terremoto e Covid sono
stati chiamati a vivere, in questi anni, un'emergenza dopo
l'altra. Raccontano che la voglia di combattere non è mai venuta
meno, "ma è tanto dura continuare a stare in queste terre" e
vedono nel percorso universitario "una via di fuga, anche se è
brutto dirlo".
Con l'ANSA ricordano le lezioni nelle tende per via della
scossa del 24 agosto e poi dentro i container, dopo che il
terremoto del 30 ottobre 2016 aveva fatto crollare tutto.
Quest'anno avevano ottenuto finalmente una nuova scuola, sì
temporanea, ma con gli spazi adeguati. La pandemia l'ha
riportati, invece, dentro le loro case che, per molti di loro,
significano casette Sae. Come nel caso di Federico
Quattrociocchi, arrivato alla ultimo anno di Scienze umane e che
condivide la cameretta minuscola con la sorella gemella.
Se la passa un po' meglio Arianna Lucci, prossima alla
maturità classica: lei almeno ha una casa vera a Cascia, anche
se quella di Norcia le è stata sconquassata dal sisma. Arianna e
Federico - raggiunti nei rispettivi alloggi dall'ANSA - sono i
volti di una generazione che in queste zone, tra macerie e
virus, è dovuta crescere in fretta. "Sono stati anni molto
complicati, soprattutto sotto il profilo scolastico, ma alla
fine siamo sempre riusciti a superare le difficoltà e
sicuramente abbiamo acquisito una forza di volontà e una
motivazione che adesso non ci fa più paura nulla", raccontano i
due giovani. Anche se lo spettro di un nuovo lockdown ad Arianna
spaventa. "Perché - spiega - sappiamo a cosa andremo incontro
dopo averlo vissuto in primavera, già è difficile così con le
lezioni in dad".
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