Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria
esprimono "forte preoccupazione per la lentezza con cui sta
procedendo la campagna di vaccinazione anti Covid" nella
regione.
Per i sindacati "se si guarda al rapporto tra vaccini
somministrati e popolazione, l'Umbria è addirittura ultima in
Italia, con appena l'1,69% della popolazione che ad oggi è
effettivamente vaccinata (avendo ricevuto la seconda dose),
contro ad esempio il 3,08% dell'Emilia Romagna, il 3,17% del
Piemonte e addirittura il 4,19% della provincia autonoma di
Bolzano". "È evidente che questo primato negativo, per di più in
un territorio ad altissimo livello di contagio e in cui la
pressione sulle strutture sanitarie è ancora massima, è
inaccettabile e richiede un immediato cambio di passo"
sostengono Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta. "Le nostre
organizzazioni - aggiungono - da tempo chiedono programmazione
partecipata, che consenta di migliorare un'organizzazione
evidentemente deficitaria della campagna e soprattutto preveda
l'immediata inclusione tra le categorie da vaccinare, di tutte
quelle lavoratrici e lavoratori che, pur non avendo un contratto
di diritto pubblico, svolgono la propria attività all'interno di
strutture pubbliche, come ospedali e scuole". I sindacati
spiegano di riferirsi in particolare a lavoratrici e lavoratori
della cooperazione o di società partecipate che svolgono
attività di mensa, pulizia, assistenza, educazione all'infanzia,
front-office, e altro, "in molti casi fianco a fianco con
personale già vaccinato o in via di vaccinazione". "Queste
palesi forme di discriminazione, che peraltro comportano un
rischio per la salute collettiva, oltre che per lavoratrici e
lavoratori direttamente coinvolti, vanno subito sanate -
concludono Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria -, altrimenti saremo
costretti a ricorrere a tutte le forme di mobilitazione
possibili per garantire un diritto fondamentale, come quello
alla salute".
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