"Abbiamo deciso di uscire dall'ospedale e di abbracciare simbolicamente la città di Perugia che, nella battaglia contro la pandemia, ci ha dimostrato una grandissima solidarietà": il direttore generale facente funzioni dell'Azienda ospedaliera di Perugia, Giuseppe De Filippis, ha usato queste parole per illustrare il senso della Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato celebrata nel capoluogo umbro alla Sala dei Notari. Un appuntamento istituito a livello nazionale "per onorare il lavoro, l'impegno, la professionalità e il sacrificio del personale nel corso della pandemia da coronavirus".
All'iniziativa hanno preso parte la presidente della Regione, Donatella Tesei, il commissario regionale per l'emergenza, Massimo D'Angelo, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, il direttore del Dipartimento di Medicina e chirurgia, professor Vincenzo Talesa, il personale sanitario. Presente anche il Maestro Mogol, uno dei promotori della Giornata nazionale del 20 febbraio.
"Non posso di certo esimermi dal ringraziare i nostri sanitari che si sono spesi con una dedizione fuori dal comune, a volte sopra le forze, mettendo la propria professionalità e il proprio dovere sopra tutto e sacrificando il tempo alle famiglie" ha detto ancora De Filippis. "Un ringraziamento va alla cittadinanza che, silenziosa - ha aggiunto -, ha lottato insieme a noi, a tutte le Istituzioni che hanno supportato lo sforzo e il lavoro degli operatori in questi due anni di pandemia e al mondo del volontariato". Il commissario D'Angelo ha sottolineato come “il sistema sanitario umbro, in questi due anni, è riuscito a garantire una risposta tempestiva ed efficace ai bisogni di salute dei cittadini, come testimoniato dai principali indicatori prodotti periodicamente dal Ministero della salute, che ci vedono tra le prime regioni italiane per i risultati della campagna vaccinale, per l’occupazione dei posti letto, per l’individuazione delle varianti del virus e per il numero di tamponi eseguiti". "Nel contrasto al Covid - ha proseguito - hanno svolto un ruolo altrettanto importante i cittadini che con comportamenti individuali rispettosi delle regole, hanno consentito un graduale ritorno alla socialità evitando un sovraccarico sugli ospedali e sui servizi sanitari territoriali”. Il professor Talesa ha portato i saluti del rettore Maurizio Oliviero e ha ricordato come questa Giornata “rappresenti per tutte e tutti noi una preziosa occasione per manifestare la nostra più profonda e sincera riconoscenza verso chi, in uno dei periodi più complessi e drammatici della recente storia mondiale, ha dimostrato uno straordinario senso di responsabilità, unione altissima di senso del dovere e amore per l’altro, consentendoci così non solo di non dimenticare, ma a volte persino di riscoprire, la nostra umanità più vera”. Romizi, ha espresso apprezzamento per una ricorrenza che “tiene vivo il ricordo dei sacrifici fatti da chi è stato ed è in prima linea per assistere la popolazione”. “Fare tesoro dei valori che hanno animato e animano gli operatori del mondo della sanità e del volontariato - ha sottolineato il sindaco - significa alimentare quel senso di comunità senza cui non può esserci ripartenza". Mogol, nel corso della cerimonia ha ricordato come sia nata la Giornata nazionale da lui promossa insieme al regista Ferzan Özpetek per non dimenticare l’impegno profuso sul campo di tutti i sanitari nella lotta alla pandemia. occanti le testimonianze del personale sanitario - il medico Maria Cristina Vedovati del reparto di Medicina d’Urgenza, l’infermiera del reparto di Malattie Infettive Barbara Billai, la coordinatrice dei tecnici di laboratorio di Microbiologia, Francesca Lucheroni, l’ostetrica Pamela Rampini e, per l’Usl Umbria1, il medico Ugo Paliano e la coordinatrice infermieristica Marina Pettirossi – che attraverso "parole chiave" come fiducia, sguardo, condivisione e rinascita, hanno raccontato i momenti salienti del proprio percorso alle prese con il Covid. In particolare, la dottoressa Vedovati, ha scelto la parola fiducia per ricordare "quanto sia importante confidare nella Scienza che ci ha condotto alla scoperta dei vaccini, ma anche la importanza della fiducia reciproca con i colleghi e con i pazienti per affrontare la battaglia". L'infermiera Bellai, sul campo da 30 anni, ha ricordato come lo sguardo fosse l’unico canale di comunicazione non verbale con i pazienti per cercare di consolare la loro paura, ma anche per cercare di non arrendersi e di vincere la battaglia contro la pandemia "volgendo sempre lo sguardo alla Scienza che giorno dopo giorno ci ha dato soluzioni e risposte". La dottoressa Lucheroni ha raccontato come in questi due anni il mondo abbia conosciuto l’ importanza della diagnostica di laboratorio che “salva la vita”, mentre la ostetrica Rampini ha scelto il concetto di rinascita per ricordare, "come, nonostante la paura, la vita e la speranza siano più forti di tutto". L'infermiera Pettirossi, 38 anni di esperienza alle spalle, ha ripercorso le fasi della pandemia, dalla paura al dolore e alla rabbia, fino alla gioia della svolta, la scoperta dei vaccini. “ Sono stata la prima infermiera a vaccinarsi in Umbria” ha detto. Il dottor Paliani, direttore della Medicina Interna Covid dell’Ospedale di Pantalla, ha posto l’accento sui momenti essenziali che gli operatori vivevano negli ospedali, dalle visite ai pazienti alle chiamate con i familiari, fino al confronto con i colleghi e il ritorno a casa, spesso isolati per salvaguardare i propri cari. La presidente Tesei, prima del suoi intervento, ha infine chiesto un minuto di silenzio per ricordare ed onorare il personale sanitario che ha perso la vita in questa battaglia.
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