"E' stata una notte ed è un giorno
infernale. Noi qui e i nostri familiari a casa, con le sirene
antiaeree che suonano. E' una grande disgrazia. Ora non
riusciamo a trovare la pace, siamo terrorizzati. Là abbiamo i
nostri figli, i nostri nipoti. Che cosa ne sarà di loro?": a
chiederselo è Olga, una delle tante colf e collaboratrici
domestiche ucraine che vivono a Terni ormai da decenni e che
ogni giovedì, nel loro pomeriggio settimanale libero, si
ritrovano nelle vie del centro città per trascorrere qualche ora
di svago insieme.
Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il suo
volto, come quello di tante connazionali, è velato dalle
lacrime, mentre le mani afferrano in modo compulsivo il
cellulare, in attesa di notizie in tempo reale.
"L'unico tema di discussione oggi è solo la guerra, siamo
tutte nervose" dice ancora Olga, che è originaria di
Ivano-Frankivs'k, ad est del Paese, colpita alla periferia. "La
situazione è molto grave - continua -, non sappiamo come andrà a
finire. E' il primo giorno di invasione, ma hanno colpito tutte
le città, anche quelle che stanno al confine con la Polonia. Ora
chiamano a combattere tutti gli uomini, anche quelli che non
hanno mai tenuto le armi. Si sta creando il panico ed è sparito
tutto, anche il pane. Io ho perso tutte le speranze".
L'unico "conforto", spiegano Olga e le sue connazionali è dato
al momento "dalla preghiera". Nel pomeriggio alcune di loro, di
rito ortodosso, si sono ritrovate nella parrocchia di Santa
Maria Regina per recitare il rosario.
"Io ho un nipote di 21 anni che fa il soldato, sappiamo solo
che è scoppiato un magazzino di armi, ma nulla di lui" racconta
Mariya. "E' un disastro - prosegue -, è incomprensibile che nel
21/o secolo, dopo due anni di pandemia ancora in corso, ci sia
una guerra. La speranza era che non arrivasse mai, ma se Putin
dice una cosa la fa".
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