Confermato dalla Corte d'appello
di Perugia l'annullamento della sospensione dall'insegnamento
per Franco Coppoli, il docente che nel 2008 aveva rimosso il
crocifisso da un'aula dell'istituto superiore di Terni dove
insegnava. La decisione è stata assunta nell'ambito di un
procedimento 'a latere' rispetto a quello principale e relativo
ad una presunta offesa rivolta al dirigente scolastico dello
stesso istituto, durante un consiglio di classe, all'epoca della
diatriba tra i due sull'esposizione del simbolo religioso.
Nel 2021 la Cassazione aveva già annullato la sanzione
disciplinare di un mese decisa dopo la rimozione del crocifisso,
rimettendo appunto alla Corte di appello di Perugia la
valutazione relativa alle presunte offese. Per i giudici
perugini - che hanno anche disposto la compensazione delle spese
legali e la restituzione del mese di stipendio non corrisposto,
con i relativi interessi - il provvedimento sospensivo non trova
ragion d'essere in quello che si configurava come un diverbio in
un contesto più ampio.
"Sono estremamente soddisfatto per il risultato di questa
importante battaglia legale e civile, sia per il riconoscimento
del principio di laicità dello Stato ma anche per i diritti dei
lavoratori, rispetto ad una provocazione del dirigente che ha
poi causato un'acredine riconosciuta legittima in quel contesto"
commenta con l'ANSA Coppoli, che ringrazia Cobas e l'Unione
degli atei e degli agnostici razionalisti "per il supporto
ricevuto".
Proprio per conto dell'Uaar prende posizione Adele Orioli,
responsabile iniziative legali dell'Unione, secondo la quale
"finalmente è stata messa la parola fine all'annosa vicenda che
ha visto protagonista il professor Coppoli". Per Orioli si
tratta di "una storica pronuncia", che decreta che "la
violazione su tutti del diritto umano fondamentale di libertà di
coscienza ovunque vi sia un'imposizione fideistica all'interno
di un luogo istituzionale di uno Stato che si definisce laico e
democratico".
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