"La sentenza della Corte di
Cassazione chiude definitivamente il caso Umbria Mobilità e
sancisce la correttezza dell'operato degli amministratori
regionali e provinciali, al centro di una lunga vicenda
giudiziaria, iniziata nel 2012, con l'inchiesta della Procura
regionale della Corte dei Conti. La Giunta Marini I e II e gli
amministratori provinciali agirono in maniera corretta, per non
interrompere il servizio e per salvare il trasporto pubblico in
Umbria. Questo dicono gli atti, sanciti da ben tre sentenze di
tre giudici differenti e questa la realtà, al netto degli anni
di mistificazioni e bugie a cui gli umbri hanno dovuto
assistere, da parte di una minoranza rombante, nel frattempo
diventata maggioranza e ora incapace di governare la complessa
macchina amministrativa regionale, non riuscendo a tener fede
alle promesse e neanche a portare avanti quanto avviato". Così
il capogruppo del Partito democratico in Regione e il
segretario, Simona Meloni e Tommaso Bori.
"La Corte di Cassazione - proseguono Meloni e Bori - sancisce
l'insindacabilità delle decisioni politiche, chiarisce la
motivazione della 'palesata esigenza di non interrompere il Tpl
in Umbria e mette un punto di fronte ad una vicenda sulla quale
il centrodestra ha costruito la propria propaganda e ha
alimentato le polemiche, anche violente, degli ultimi anni.
Questa sentenza smaschera anche la cortina di fumo costruita
intorno ai trasporti e alle infrastrutture umbre dall'assessore
Enrico Melasecche, in ritardo sulla tabella di marcia che aveva
ereditato dalla precedente legislatura".
"Ricordiamo infatti che la legislatura ha iniziato la sua
seconda parte - continuano Meloni e Bori - ma dell'agenzia unica
per i trasporti, al di là degli annunci, non c'è neanche
l'ombra. Un fatto particolarmente grave, considerando che questa
riforma avrebbe portato nelle casse della Regione un risparmio
di 8 milioni l'anno d'Iva. Soldi che, evidentemente, l'assessore
Melasecche non ha alcun interesse a risparmiare".
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