È aumentato di oltre il 12 per
cento in un anno, con molti più giovani tra i nuovi utenti, il
numero di persone che si è rivolto al Centro di ascolto della
Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per chiedere un
aiuto, passando dai 1.306 del 2020 ai 1.467 del 2021. Di questi
il 73,4% sono stranieri e il 26,4% italiani. È uno dei dati che
emerge dal settimo Rapporto Caritas sulle povertà "Prendiamoci
cura", presentato al "Villaggio della Carità" di Perugia dal
direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli,
dall'economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell'equipe
dell'organismo, e dallo statistico Nicola Faloci. Presenti
all'incontro anche l'arcivescovo emerito il cardinale Gualtiero
Bassetti e l'amministratore diocesano e vescovo ausiliare mons.
Marco Salvi, oltre a rappresentanti delle Istituzioni civili
locali e a tutti gli attori sociali operanti nel territorio.
"Oltre il 50 percento dei poveri che chiedono aiuto non ha più
della licenza media inferiore - ha spiegato Grassetti - e spesso
questo si accompagna ad un abbandono precoce del percorso di
studi. Una povertà educativa fortemente legata a quella
economica. La povertà economica, quindi, genera la povertà
educativa che, a sua volta, ripropone e riperpetua la povertà
economica: è come persistere in una trappola della povertà".
Cresce il numero dei disoccupati ma anche degli occupati che
accedono alla Caritas. "Sono i lavoratori poveri" ha detto
l'economista. "Il lavoro in molti casi non basta più - ha
aggiunto - per affrontare e risolvere il problema della povertà
perché ci sono contratti precari, lavori stagionali, salari
bassi. In moltissimi casi la povertà convive con una situazione
lavorativa inadeguata generando gli 'occupati poveri'".
Pandemia e emergenza profughi ucraini tra i fattori che hanno
contribuito ad alzare notevolmente il livello di interventi da
parte della Caritas, in alcuni casi anche quadruplicati,
soprattutto quelli relativi a beni e servizi materiali.
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