"Il nuovo governo Meloni non
toccherà la legge 194, lo ha detto lei stessa e probabilmente
sarà così, ma basta non applicarla e rendere impossibile e
difficile il percorso, non dare informazioni, chiudere i
consultori, cambiare operatori. Non faranno nulla di eclatante
ma renderanno la vita difficile alle donne che però speriamo
sappiano ancora aiutarsi tra loro": così Marina Toschi,
ginecologa e componente della Rete umbra per
l'autodeterminazione in occasione della presentazione, insieme
ad associazioni femministe e sindacati, la lettera aperta
inviata a Regione Umbria e Aziende Sanitarie in occasione della
"Giornata mondiale dell'aborto sicuro".
"Gli altri Paesi - ha detto Toschi - sono andati molto avanti
e noi indietro. In Irlanda, Francia, Inghilterra sono i medici
di famiglia che fanno l'interruzione medica farmacologica perché
la somministrazione dell'RU486 non richiede ricovero ma solo un
ospedale nel caso ci fossero dei problemi ma questi sono davvero
molto pochi".
L'esponente della Rete si è poi soffermata sull'Umbria. "Qui
l'aborto sicuro non è possibile - ha sostenuto -, con ospedali
che non garantiscono quello medico. Così come non è possibile la
contraccezione gratuita, mentre invece la legge lo
prescriverebbe. Pensare di bloccare l'aborto è stupido perché le
donne lo faranno comunque e magari via web".
Secondo la Toschi però il paragone Umbria-Ungheria non regge
comunque anche se le difficoltà permangono. "Non siamo in
Ungheria - ha sottolineato - non ci mettono in galera se andiamo
in giro con scritto 'aborto libero', ma certamente rimane il
fatto che basterebbe seguire quello che dice l'Organizzazione
mondiale della sanità con la 'best practice'. Non è che vogliamo
cose fuori dalla scienza. Io sono ginecologa e ho lavorato 40
anni nei consultori, vorrei quindi che quelli di adesso fossero
posti dove la gente si può rivolgere per seguire la gravidanza,
per avere la contraccezione gratuita e per chiedere una
interruzione di gravidanza e mettere in atto un aborto medico".
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