"Ho incontrato Amanda Knox ma
rimango assolutamente convinto di quello che è stato il nostro
impianto accusatorio": a dirlo è l'ex magistrato Giuliano
Mignini. Il quale torna con l'ANSA sulle sue dichiarazioni
riportate dal Corriere dell'Umbria e da altri media.
L'incontro tra l'allora sostituto procuratore che diresse le
indagini sull'omicidio e l'americana, condannata e poi
definitivamente assolta per il delitto al quale si è sempre
proclamata estranea, risale al giugno scorso. "Dopo che lei - ha
ricordato - aveva più volte chiesto di vedermi. Ora che sono in
pensione e posso dire di essere solo un privato cittadino ho
ritenuto giusto incontrare una persona che si era ritenuta
vittima di pregiudizi. Ho sempre parlato con le persone e tengo
a sottolineare che ho finito la carriera con il riconoscimento
della massima professionalità".
"Con Knox abbiamo anche parlato del processo - ha detto ancora
Mignini - e le ho fatto notare alcune delle sue contraddizioni.
In particolare che da dove sostenevano di trovarsi la sera del
delitto lei e Raffaele Sollecito (anche lui definitivamente
assolto - ndr), a casa di quest'ultimo, era impossibile vedere
l'abitazione dove venne uccisa Meredith e che quindi lei non
poteva sapere cosa accadeva lì come invece ha fatto".
Secondo il magistrato Knox "non capisce cosa è accaduto da un
punto di vista processuale". "Non aveva - ha sottolineato - il
minimo rancore nei mei confronti, non c'è ostilità. Forse in
questi anni lei è anche maturata".
Mignini ha comunque ribadito che da parte sua non c'è stato
alcun cambio di idea sui fatti di via della Pergola. "Proprio in
questi giorni - ha concluso - è in stampa il mio libro sul
delitto che già so non piacerà agli innocentisti".
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