"Oggi si conclude il processo
presso il tribunale distrettuale di Nord-Troms e Senja, in
Norvegia. Consapevole che le accuse mosse contro di me non si
fondano su ciò che ho fatto, ossia utilizzare droni per
garantire la sicurezza dell'equipaggio durante le escursioni
presso le isole Svalbard, ritengo di avere subito un'ingiusta
detenzione a causa delle mie origini, senza tener conto della
mia cittadinanza britannica": a dirlo è Andrey Yakunin,
quarantasettenne di origine russe ma con passaporto della Gran
Bretagna arrestato a ottobre dalle autorità norvegesi con
l'accusa di aver pilotato un drone nell'arcipelago artico delle
Svalbard dove - secondo la sua versione - stava conducendo una
spedizione artica naturalistica in barca e usava i droni per la
sicurezza dei viaggiatori. Lo ha sottolineato lui stesso in una
dichiarazione all'ANSA.
"Ciò che si evince da questi tre giorni di processo è che
l'accusa mossa nei miei confronti si basa su un'interpretazione
forzata delle sanzioni internazionali che lo stato norvegese
applica ai cittadini russi" sostiene Yakunin che tra l'altro
guida il consiglio di amministrazione di Antognolla, complesso
con un resort e residence di lusso sulle colline perugine. "Ad
oggi - aggiunge - fermare la guerra russo-ucraina rimane una
priorità internazionale. Ritengo che applicare sanzioni come
quella che ho dovuto subire, non considerando il mio status di
cittadino britannico, sia un atto che rallenti il nostro
obiettivo comune.
Confido nel fatto che, grazie al lavoro svolto dai miei legali,
si stia creando un precedente di cui potranno beneficiare altre
persone che si trovano ad affrontare simili accuse, fondate
unicamente sul Paese d'origine. Infine - conclude Yakunin -,
desidero ringraziare il mio team per lo straordinario lavoro
svolto negli ultimi mesi e in questa settimana".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA