È il delirio di Erode morente a ispirare il 34/o presepe nel Pozzo della Cava di Orvieto, il complesso archeologico nel cuore del quartiere medievale della città umbra. La Natività è sospesa su una nuvola con il cielo che entra nella stalla, la corona d'oro e quella di spine, il mantello rosso del potere e lo straccio imbevuto di sangue ai piedi di un malvagio serpente.
Richiami forti all'attualità e a ciò che sta accadendo nel mondo e in particolare in quella Terra Santa in cui nacque Gesù oggi ancora martoriata dalla guerra. Il tutto accompagnato dalla voce di Pietra Montecorvino che canta "Senza voce", brano di Enzo Gragnaniello. Note che si mescolano all'arte e al significato profondo che ogni anno, Marco Sciarra - ideatore del presepe e gestore del Pozzo - riesce a esprimere con l'allestimento di una Natività mai scontata e tantomeno banale.
"La narrazione di Erode il Grande propone una chiave di lettura basata su una sorta di dialogo con il visitatore, attraverso un confronto continuo tra presente e passato, tra cronaca e storia, tra positivo e negativo" spiega Sciarra all'ANSA. "Il terribile sovrano parla della sua vita, finendo per conoscere paradossalmente più i difetti della società del ventunesimo secolo che i propri" aggiunge.
"La grotta della Natività - sottolinea Sciarra - è un autentico delirio, dove però c'è una certezza che è l'amore praticato da Gesù. Un amore grande ma che non è stato sufficiente a evitare venti secoli di conflitti, e il serpente rosso dell'ultima scena sta lì a ricordarcelo. Un serpente che richiama la forza della malvagità che si contrappone all'amore, malvagità che è sempre viva e presente fino ai giorni nostri come la cronaca ci ricorda proprio in queste ore".
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