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Uccise il figlio in Umbria, in appello esclusa la premeditazione

Uccise il figlio in Umbria, in appello esclusa la premeditazione

Ridotta la condanna alla donna per delitto a Città della Pieve

PERUGIA, 28 febbraio 2024, 15:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per la Corte d'assise di appello di Perugia non c'è stata premeditazione da parte di Katalina Erzsebet Bradacs che nell'ottobre 2021 uccise a coltellate il figlio di due anni, a Pò Bandino di Città della Pieve, per poi entrare in un supermercato chiedendo aiuto e adagiando il corpo del bambino sul nastro trasportatore alla cassa. Ha quindi ridotto da 20 a 16 anni di reclusione la condanna alla donna per la quale sono stati disposti anche tre anni da trascorrere in una struttura psichiatrica.
    Katalina Erzsebet Bradacs, ungherese di 44 anni, era stata condannata dai giudici di primo grado a 20 anni di carcere, con il riconoscimento del vizio parziale di mente. Secondo la ricostruzione accusatoria uccise il figlio con sette coltellate, in un casolare abbandonato. Poi si recò con il corpo nel supermercato e, scattato l'allarme, fu arrestata dai carabinieri.
    Dalle indagini emerse quindi che la donna si era separata dal marito dopo una breve convivenza e che il tribunale le aveva revocato l'affidamento del figlio circa una settimana prima del delitto.
    Assegnando il piccolo in modo esclusivo al padre.
    Secondo il difensore di Bradacs, l'avvocato Luca Maori, la donna quando uccise il figlio era in tale stato mentale da escludere la capacità d'intendere o di volere poiché affetta da una grave patologia psichiatrica. Dopo l'omicidio la madre aveva fotografato il corpo del piccolo Alex e aveva inviato immagini e video al figlio maggiore e ad altri conoscenti.
   

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