"Ci risiamo, dall'ambientalismo
oltranzista da salotto arriva l'ennesimo tentativo di ostacolare
la caccia promuovendo un referendum per abrogare l'art. 842 del
Codice civile, che consente il libero accesso dei cacciatori nei
fondi privati non recintati e comunque dove non si arreca danno
alle colture": lo sostiene il capogruppo della Lega
all'Assemblea legislativa dell'Umbria, Valerio Mancini. Il quale
annuncia una mozione in riferimento alla notizia di una "nuova
raccolta di firme anti-caccia, la terza, promossa
dall'associazione 'Rispetto per tutti gli animali', per ottenere
con un referendum l'abrogazione del citato articolo". "Tale
iniziativa - secondo Mancini - fa sponda con certe forze
politiche di sinistra che sono tradizionalmente anti-caccia.
Questo articolo consente infatti a tutti i cittadini di poter
accedere ai fondi dove non è vietato. La sua abrogazione
impedirebbe la normale fruizione del territorio, oggi ai
cacciatori e magari domani ai cittadini che frequentano le
campagne. Non vorrei infatti che in futuro, con lo stesso
principio, si voglia vietare l'accesso anche ai cercatori di
tartufi, funghi e asparagi, a chi ama passeggiare e alla fine
anche a chi svolge attività sportiva all'aperto, come la
mountain bike. Di certo, nell'immediato l'obiettivo è limitare i
cacciatori. Perché l'abolizione del diritto di accesso anche ai
terreni privati sancito dal Codice civile limiterebbe di fatto
la pratica venatoria, costringendo chi può a recarsi nelle
aziende faunistico-venatorie o magari all'estero, dove non ci
sono assurdi limiti. Facendo venir meno non solo un diritto
soggettivo, ma anche una funzione di pubblico interesse qual è
la pianificazione faunistico-venatoria assicurata dai
cacciatori. Funzione di rilievo costituzionale riconosciuta in
più occasioni dal nostro ordinamento e ribadita anche
dall'ultima sentenza con cui il Tar dell'Emilia Romagna (n.
321/2024) ha respinto un'istanza animalista per impedire il
libero ingresso dei cacciatori sui terreni privati. 'Giova
rilevare - si legge nella sentenza - come il Piano faunistico
venatorio di cui all'art. 10 legge 157/92, diversamente da
quanto affermato dalle ricorrenti, non è diretto a tutelare
solamente l'esercizio dell'attività venatoria, quale attività
sicuramente priva di copertura costituzionale, ma specifici
interessi pubblici di rilievo costituzionale con particolare
riferimento alla conservazione e tutela della fauna selvatica e
dell'ecosistema (Corte Costituzionale, 4 dicembre 2009, n.316)'.
Oltre dunque - prosegue Mancini - all'inconfutabile danno
ambientale che deriverebbe dal venir meno della funzione del
cacciatore, ci domandiamo se i promotori di un simile referendum
si rendano conto di quanti milioni di euro perderebbero lo Stato
e le Regioni. Insieme ai posti di lavoro persi in tutto
l'indotto della caccia. Ma questo, evidentemente, alla sinistra
non interessa. Il principio pericoloso sostenuto dalla sinistra
e da parte dell'ambientalismo intransigente, esteso anche ad
altre attività svolte all'aperto, finirebbe per discriminare
gran parte dei cittadini. Ecco perché, anche per queste ragioni
- conclude Mancini - noi della Lega continueremo ad opporci a
questi tentativi di limitare la caccia, volendo insieme ad essa
tutelare le sane tradizioni e un'impostazione che veda
l'ambiente nelle disponibilità di tutti e non di pochi
privilegiati, ovviamente nel rispetto delle regole".
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