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A Città di Castello la Pala 'ritrovata' del Signorelli

A Città di Castello la Pala 'ritrovata' del Signorelli

Dopo 5 secoli altra perla del maestro nella Pinacoteca comunale

PERUGIA, 28 dicembre 2024, 12:39

Redazione ANSA

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Dopo cinque secoli la Pinacoteca comunale di Città di Castello si riappropria di un'altra perla d'arte di Luca Signorelli: il restauro integrale della Pala di Santa Cecilia, che va ad aggiungersi ad altre opere del maestro custodite nel Palazzo Vitelli alla Cannoniera, rivela infatti la mano prevalente del grande pittore del Rinascimento.
    L'opera era stata destinata al Louvre, per volere del primo direttore Vivant Denon, uomo di fiducia di Napoleone, e solo le sue dimensioni (due metri per tre) ne impedirono la partenza. La predella fu invece ritrovata nel 1945 fra i capolavori destinati al museo immaginario di Hitler.
    La cosiddetta Pala di Santa Cecilia della Pinacoteca comunale di Città di Castello, era offuscata dalla patina del tempo, da forti traumi e da pesanti ridipinture, che avevano portato i critici a ritenerla in modo generico un'opera di scuola signorelliana.
    L'intervento di restauro è stato presentato in anteprima sabato mattina alla stampa e poi nel pomeriggio con una cerimonia ufficiale nella Pinacoteca comunale di Cittá di Castello, alla presenza di Tom Henry, professore Emerito di Kent University e massimo esperto di Luca Signorelli a livello internazionale, che ufficialmente ha proposto la nuova autografia "Luca Signorelli e Bottega".
    L'intervento, reso possibile da "eCampus Università" tramite Art Bonus, su ideazione del ricercatore, Giuseppe Sterparelli, è stato condotto da Paolo Pettinari, sulla pellicola pittorica, Marco Santi sul supporto ligneo e Francesca Rosi nelle indagini scientifiche, sotto la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria, con il soprintendente, Giuseppe Lacava ed il funzionario storico dell'arte Giovanni Luca Delogu.
    "Esistono molti modi di celebrare un artista e solitamente i restauri oltre alle mostre sono gli strumenti migliori. Questo intervento permette di valorizzare non solo la Pala di Santa Cecilia, ma anche di ridare la giusta attenzione alla tarda attività di Luca Signorelli, che si rivela cruciale per capirne veramente il percorso e la storia. E il lavoro di Signorelli a Città di Castello riveste un ruolo di primaria importanza, anche per la formazione del giovane Raffaello", ha dichiarato, Tom Henry, (Kent University, autore 'The life and art of Luca Signorelli' (Yale, 2012, ed. italiana Petruzzi, 2014).
    Un restauro multidisciplinare che ha coinvolto anche Cnr e Università di Perugia e che si è rivelato determinate per la definitiva attribuzione al pittore rinascimentale, sconfessando quanto scritto nel 1923 da Mario Salmi, il quale aveva associato l'opera ad un mediocre pittore eugubino, tale Pietro Baldinacci, influenzando gran parte della critica successiva.
    Il lavoro è durato circa un anno, nel quale si sono alternate le operazioni principali di pulitura e risanamento della struttura lignea del tavolato. Oggi è possibile osservare il Gesù Bambino e le sue nudità che vennero omesse da un rifacimento totale dell'anatomia con aggiunta del perizoma, i piedi nudi della Vergine coperti da calze fiorate, la tunica rossa trasformata in una alla moda seicentesca e la bellezza raffinata di Santa Cecilia e Santa Caterina la cui fisionomia fu letteralmente modificata.
    L'opera ha riacquistato la sua luce mettendo in mostra il trionfo di colori tipico delle opere di Signorelli.
    La Pala di Santa Cecilia, nella pinacoteca tifernate dal 1912 è dunque un'opera ritrovata, specchio della feconda stagione di Luca Signorelli a Città di Castello, dove esordì - ricorda l'ufficio stampa del Comune - come allievo di Piero della Francesca.
    "Abbiamo l'onore di restituire ai contemporanei un'opera di pregiatissima fattura - hanno sottolineato Luca Secondi, sindaco di Città di Castello, e Michela Botteghi, assessore alla Cultura - imponente per tecnica e per dimensioni, in cui lo stile e la maestria di Signorelli sono apprezzabili sia nell'insieme che in particolari di rara bellezza. Erano secoli che la Pala di Santa Cecilia aveva perso il suo aspetto originale. Oggi possiamo vederla come appariva ai nostri concittadini del Cinquecento: un privilegio che non accade spesso e per il quale ringraziamo l'Università E Campus, che ha finanziato il progetto di restauro. Città di Castello è una città che nel corso del tempo deve molto al mecenatismo grazie al quale ospitiamo nei nostri musei opere di Signorelli e Raffaello, De Chirico, Pistoletto. È importante che questo proficuo rapporto tra pubblico e privato per la valorizzazione dei beni culturali continui anche in futuro. Per oltre un anno tante persone hanno lavorato quasi quotidianamente per il recupero della Pala di Santa Cecilia: ringraziamo Tom Henry che ha visto l'impronta di Signorelli nascosta dietro i segni del tempo, la Soprintendenza archeologia, beni culturali e paesaggio, che ha seguito il restauro in modo continuativo, e il restauratore Paolo Pettinari. Il cantiere del restauro allestito in Pinacoteca - hanno concluso sindaco ed assessore - ha consentito di seguire in tempo reale il difficile e delicato processo di disvelamento, attraverso i complessi atti critici che hanno permesso di riportare la pala al suo splendore originario e di condividere il percorso con i visitatori, le scuole e la cittadinanza".
    Parole di soddisfazione nell'intervento di Francesco Pietro Polidori (Università "eCampus Università", mecenate dell'operazione tramite Art Bonus): "la nostra Università, come naturale sede di promozione del sapere, si è subito prestata a questa operazione, valevole anche sotto il profilo dell'attrazione turistica del territorio. In questo senso abbiamo seguito idealmente l'esempio di un nostro illustre concittadino, Alberto Burri, che rese possibile il restauro degli affreschi di Luca Signorelli a Morra, nel nostro comprensorio, esattamente cinquant'anni fa".
   

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