Il Sindacato autonomo polizia
penitenziaria denuncia "l'ennesimo atto violento commesso da un
detenuto" nel carcere di Terni, a seguito del quale un
poliziotto ha riportato gravi lesioni a una mano.
"E' ora di fermare questo macello: non vi sono più le
condizioni di lavoro adeguate di sicurezza", afferma in una nota
il segretario Sappe dell'Umbria, Fabrizio Bonino, che rivolge un
appello alle istituzioni: "Serve un intervento concreto per
risolvere i problemi penitenziari".
Il sindacalista spiega che "martedì pomeriggio si è
verificato l'ennesimo atto di violenza nel carcere di Terni. A
farne le spese è stato un giovane collega in servizio presso la
Sezione Accoglienza che ha riportato lesioni gravi ad una mano.
Accompagnato al pronto soccorso cittadino ha avuto una prognosi
iniziale di 15 giorni, 12 punti di sutura sulla mano destra".
Bonino riferisce che "tutto è nato da un litigio tra due
detenuti, un nigeriano ed un tunisino, entrambi noti per essersi
resi protagonisti di atti violenti nei confronti della polizia
penitenziaria ternana e non solo". I due sono arrivati a uno
scontro fisico, per futili motivi, ed il poliziotto che si
trovava nei pressi è stato colpito alla mano con un oggetto
contundente da uno di loro.
Il segretario del Sappe "augura al collega una pronta
guarigione e chiede l'immediato sfollamento di almeno 70
detenuti per poter ripristinare i sistemi di sicurezza e
videosorveglianza distrutti per atti violenti dei detenuti nel
corso degli anni, come più volte segnalato dal Sappe" Bonino
ricorda che "l'inizio 2025 conta già cinque aggressioni nei
confronti del personale, con la distruzione di telecamere,
stanze detentive, box agenti. il personale è stremato da turni
di lavoro stressanti che arrivano ormai sempre più spesso a
superare le 12 ore, vista la grave carenza di organico ed
oltretutto costretto a subire insulti, minacce e aggressioni
fisiche".
Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo
polizia penitenziaria, esprime vicinanza ai poliziotti di Terni
e sottolinea come quello del sovraffollamento, sia "certamente
un problema storico e comune a molti Paesi europei, che hanno
risolto il problema in maniera diversa". Secondo Capece, "si
deve dotare la polizia penitenziaria di ogni strumento utile a
fronteggiare le costanti criticità con cui quotidianamente le
donne e gli uomini del Corpo hanno a che fare".
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