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Melillo, 'se fossi un mafioso ora starei più tranquillo'

Melillo, 'se fossi un mafioso ora starei più tranquillo'

Il procuratore nazionale antimafia sul ddl intercettazioni

PERUGIA, 21 marzo 2025, 17:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Se fossi un mafioso ora starei più tranquillo": ad affermarlo è Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, commentando il ddl intercettazioni che è diventato legge.

Lo ha fatto intervenendo via streaming alla prima edizione di "Alibi Festival - Dialoghi e narrazioni sul crime" in programma all'Auditorium san Francesco al Prato di Perugia fino a domenica.

Anche se le indagini mafiose sono tenute fuori dalla nuova legge, per Melillo "queste devono però potersi nutrire anche con indagini su attività economiche e questo significa un arretramento nelle indagini per le forme più sofisticate con cui si compongono oggi le organizzazioni mafiose".
    "Le intercettazioni - ha sottolineato Melillo - sono strumento indispensabile anche quando si procede per reati diversi che sono la spia e rivelatori di strategie ed interessi mafiosi".
    Ed inoltre i 45 giorni, tempo per le intercettazioni definito dalla legge, per il procuratore antimafia "sono risibili".
    Anche perché, ha commentato, "con nuovi fenomeni in campo, il modo di contrastare le organizzazioni mafiose deve cambiare".
    "La situazione infatti non è facilmente definibile attraverso un formula stereotipata" ha dichiarato ancora il procuratore Melillo per poi aggiungere: "Mi sembra che la questione della criminalità organizzata sia diventata un po' laterale, un po' marginale rispetto al dibattito pubblico, ma anche in generale nelle politiche pubbliche. Una questione - ha proseguito - ridotta ad essere affidata ai magistrati, alle forze di polizia.
    Mentre il fenomeno mafioso è molto più complesso e avrebbe necessità di una risposta coordinata nell'insieme delle politiche pubbliche della Repubblica, perché passa attraverso le politiche educative, le politiche di inclusione e protezione sociale, le politiche urbanistiche".
    "Abbiamo alle nostre spalle - dice ancora Melillo - gli anni delle stragi, della contrapposizione militare e violenta delle mafie all'autorità dello Stato. Nel 2024 sono stati compiuti su un intero territorio nazionale soltanto 15 omicidi riconoscibili a organizzazioni mafiose. Un dato che potrebbe essere interpretato semplicemente come segno dello spegnimento delle energie, della forza delle organizzazioni mafiose. Ma è un dato che va considerato in comparazione con la situazione del passato".

   I nuovi linguaggi delle mafie sono stati al centro dell'incontro, che ha aperto il festival, con le scuole secondarie di secondo grado di Perugia, che ha visto protagonisti anche Don Antonio Coluccia (sacerdote impegnato nella lotta alla criminalità organizzata) e Sergio Sottani (procuratore generale della Corte di appello di Perugia), introdotti da Giovanni Parapini (direttore Rai Umbria) e moderati da Klaus Davi (giornalista). Un avvio che si è tenuto proprio nella Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. "Non basta intercettare reati di mafie ma anche altri reati collegati alle organizzazioni più o meno mafiose" ha commentato anche Sottani. Rivolgendosi agli studenti in sala ha poi ricordato: "Ogni volta che scaricate un'App venite monitorati da associazioni criminali che catturano i vostri gusti". Richiamando poi la vicenda della morte di Prospero, ha affermato: "Il ragazzo che si è suicidato è stato attirato grazie ai suoi interessi fino al dark web dove poi iniziano ad offrirti droga, truffe per guadagni facili". Questo tipo di traffico per Sottani "si scopre con le intercettazioni anche se non sono attività mafiose". "La legge ci deve dare la possibilità di intercettare - ha concluso - e il 'risibile' dei 45 giorni che ha sottolineato Melillo è motivato perché questo tempo serve solo a capire appena chi c'è dietro ma non ad approfondire".
   

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