A fianco del quadro congiunturale
non positivo e problematico a livello nazionale e non solo in
vista del 2023, c'è però anche l'impatto forte che il Piano
nazionale di ripresa e resilienza, potrà avere sull'Umbria. E
questo sarà uno dei più elevati come mette in evidenza "L'Umbria
(e l'Italia) in transizione. Dalla crisi energetica alle risorse
del Pnrr", titolo scelto per la nuova Relazione
economico-sociale messa a punto dall'Agenzia Umbria ricerche.
Una regione "in transizione" quindi, "da una crisi dentro alla
quale siamo immersi a una prospettiva importante", come è stato
sottolineato durante la presentazione dei risultati
dell'indagine. Ad illustrarli la presidente della Regione,
Donatella Tesei, l'assessore regionale allo Sviluppo economico
Michele Fioroni, l'amministratore unico dell'Aur, Alessandro
Campi, e i due ricercatori seniores dell'Agenzia, Mauro
Casavecchia ed Elisabetta Tondini.
La ricerca ha fatto quindi una simulazione degli effetti
calcolando l'impatto potenziale degli investimenti programmati
in Umbria nell'ambito del Pnrr a partire dal 2023 e fino al 2026
sull'economia umbra con riflessi sul piano occupazionale, sul
Pil e sulla struttura complessiva della regione con maggiore
efficientamento energetico e miglioramento della qualità dei
servizi.
A fare da contraltare al quadro recessivo paventato a livello
nazionale, contribuiscono quindi gli interventi programmati dal
Pnrr, che è in procinto di entrare nel vivo.
"Nel 2023 si profila una nuova crisi economica - ha commentato
Tesei - ma affrontarla nelle condizioni in cui si trova oggi
un'Umbria più forte ci dà fiducia, anche grazie all'impatto
importante che avremo grazie alle risorse del Pnrr che ci
aiuterà quindi a fronteggiare sfide presenti e future. La nostra
regione si è vista attribuire una percentuale di risorse tra le
più alte d'Italia e ci siamo spesi per intercettarle in tutti i
settori. Poi sul fronte della nuova programmazione comunitaria
anche qua siamo stati la prima regione a chiudere l'accordo e
quindi a mettere in circolo queste risorse".
La presidente della Regione ha poi sottolineato la "grande
utilità del lavoro che sta facendo l'Aur, oltre ad altri
istituti di ricerca, perché è grazie a dati come questi che poi
si possono mettere in campo le strategie". "Anche per la crisi i
cambiamenti oggi sono così rapidi che tanta attenzione va messa
per analisi e strumenti da utilizzare" ha aggiunto.
Affrontando il panorama congiunturale, l'amministratore unico
dell'Aur, Alessandro Campi, ha dichiarato che "nel panorama di
crisi dentro il quale siamo immersi, nei primi sei mesi del 2022
Umbria ha dimostrato una resilienza non scontata". "Il 2021 - ha
aggiunto - è stato un anno di netta ripresa per l'economia
umbra, sia sul fronte produttivo sia su quello occupazionale,
con un andamento del Pil sostanzialmente allineato a quello
nazionale. L'andamento positivo è proseguito in Umbria anche nei
primi mesi del 2022, grazie all'aumento della domanda interna,
sia per i consumi delle famiglie sia per gli investimenti, e di
quella estera. Tuttavia, il 2022 è un anno contrassegnato anche
dal forte rincaro dei prezzi dell'energia, che per l'intera
economia umbra si tradurrà in un aggravio dei costi stimabile in
oltre 1,5 miliardi di euro".
Ma la ricerca Aur valuta anche le prospettive. "Nel 2023 - ha
spiegato Campi - si apre una partita nuova e ci sono 1,7
miliardi di euro per investimenti grazie ai quali l'Umbria potrà
modificarsi strutturalmente. Alle riforme e agli investimenti
che coinvolgono l'intero Paese, che avranno inevitabili positive
ricadute anche a livello locale, si affiancano le azioni
specificamente pianificate su base territoriale, disegnate allo
scopo di innalzare la competitività di sistema. Particolarmente
importanti per aggredire alcune delle croniche fragilità
dell'Umbria potranno essere gli interventi finalizzati al
miglioramento della viabilità, alla diffusione della
digitalizzazione tra le imprese, al potenziamento della capacità
scientifica e tecnologica".
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