Figlia di genitori Sikh emigrati dal Punjab, la governatrice della South Carolina Nikki Haley ha rotto oggi il blocco di uomini anziani bianchi delle precedenti nomine di Donald Trump. Avversaria nei mesi della campagna elettorale, se confermata dal Senato, Haley sarà l'ambasciatrice all'Onu della nuova amministrazione repubblicana, ereditando il posto occupato negli ultimi anni da Susan Rice e poi Samantha Power. 44 anni, nome da ragazza Nimrata Ranhawa, sposata coi riti metodista e sikh con il capitano della Guardia Nazionale Michael Haley, Nikki è governatrice da sei anni (la prima donna in South Carolina e la più giovane negli Usa). La sua parabola politica comincia nella cittadina di Bamberg, dove mamma e papà avevano aperto un negozio negli anni Settanta. Haley, cresciuta nella religione di famiglia ma poi convertita al cristianesimo, ci aveva lavorato prima dell'ingresso in politica tra le file del Tea Party antitasse. Crescere a Bamberg non fu facile: Ajii e Raj erano i primi emigranti dall'India approdati nella cittadina. A 5 anni Nikki e la sorellina furono squalificate dal concorso Little Miss Bamberg perché non rientravano nella categoria delle bambine "bianche" e neanche in quella delle "nere". Alle primarie in vista delle presidenziali dell'8 novembre Haley aveva appoggiato Marco Rubio. Trump l'aveva accusata di essere "debolissima" sull'immigrazione, lei aveva replicato accusandolo di non aver condannato con forza Ku Klux Klan e suprematisti bianchi. La sparatoria nella chiesa nera di Charleston in cui un neonazista fece strage di nove fedeli fu il momento chiave della sua carriera. La governatrice riuscì a convincere i legislatori della South Carolina a rimuovere la bandiera confederata che per oltre 50 anni era stata issata nel cortile del Campidoglio statale. Nel partito repubblicano Nikki Haley è una star: in gennaio le fu affidata la replica all'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione del Presidente Barack Obama e c'è chi già la vede in futuro alla Casa Bianca. Esperienza di politica estera? Scarsa, e potrebbe rappresentare un ostacolo nel processo di conferma in Senato, se si escludono otto missioni commerciali all'estero. Una delle quali, costata ai contribuenti 127 mila dollari per una settimana in alberghi di lusso in Europa, venne aspramente criticata.