Una vita passata tra Wall Street e Hollywood. Prima per 17 anni manager di Goldman Sachs, nel settore dei titoli di stato e dei mutui ipotecari; poi in California, a capo di un hedge fund che ha finanziato film come 'Avatar' ed 'X-Men'. Steven Mnuchin, 53 anni, ha ora l'occasione più grande della sua vita: fare il segretario al Tesoro nell'amministrazione Trump. Il tassello più importante di una squadra economica fatta sempre più di 'paperoni' fedelissimi del tycoon, come l'investitore miliardario Wilbur Ross designato al Commercio. Massimo responsabile finanziario della campagna elettorale di Donald Trump, Mnuchin, figlio a sua volta di un banchiere di Goldman Sachs, in passato è stato accusato di aver speculato sulla crisi finanziaria, acquistando nel 2009 per pochi spiccioli la fallita IndyMac, piccola banca californiana specializzata in prestiti ipotecari, rivenduta poi nel 2015 al doppio del valore. Il tutto - attaccano i detrattori - a scapito di risparmiatori e piccoli investitori. Ora viene visto da parte di molti osservatori come un vero e proprio "regalo" fatto a Wall Street. E non solo per la sua provenienza da Goldman Sachs. Le sue prime parole da ministro del Tesoro in pectore sono più che eloquenti. La volontà esplicita è quella di 'rottamare' alcune delle regole e norme varate dopo la crisi, dopo il collasso di Lehman Brothers. E le grandi banche, che mai hanno digerito la stretta di Obama e che temevano un inasprimento con Hillary Clinton, possono tirare un sospiro di sollievo e gioire. Meno la Federal Reserve, che negli ultimi giorni ha continuato a mettere in guardia sui rischi di un ammorbidimento della riforma voluta da Obama per moderare gli eccessi e ridurre drasticamente i pericoli di instabilità finanziaria. Quella legge Dodd-Frank che per Trump rappresenta invece una zavorra soprattutto per le banche e quindi un freno ai prestiti verso le imprese. Con conseguenze negative su crescita dell'economia e dell'occupazione. Ma a inquietare la Fed sono soprattutto le prospettive sul suo futuro con un 'fedelissimo' di Trump al Tesoro, dopo che il tycoon in campagna elettorale ha insistito sulla necessità di limitare l'indipendenza della banca centrale statunitense, introducendo forme di controllo più pressanti da parte del Congresso. Una partita che Trump potrebbe decidere di aprire nel 2018, alla scadenza del mandato Yellen e che Mnuchin sarebbe chiamato a giocare in prima persona. Il segretario al Tesoro designato è visto come un 'falco' anche su altre delicatissime questioni su cui avrà grande voce in capitolo: l'accordo con l'Iran e quello con Cuba. Il timore è che la sua nomina possa concretizzarsi in un'ulteriore spinta verso la reintroduzione di nuove dure sanzioni verso Teheran e L'Avana. Con lo storico accordo con l'Iran che potrebbe saltare e la fine dell'embargo su Cuba che si allontanerebbe inevitabilmente.