"Perché adesso essendoci la cosa, il virus, dobbiamo alzare il prezzo". Lo dice nel proprio appartamento, registrato con una intercettazione ambientale il 26 marzo scorso, in pieno lockdown, Giuseppe Nirta, di 68 anni, originario di San Luca e residente in Valle d'Aosta dagli anni novanta. E' destinatario di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione 'Feudora' contro lo spaccio di eroina e cocaina ad Aosta (dieci in tutto gli arrestati). Il riferimento - hanno ricostruito guardia di finanza e procura di Aosta - è al prezzo dello stupefacente e alla grande richiesta durante le settimane della 'fase uno' dell'emergenza coronavirus. Poco prima Giuseppe Mauri Zavaglia, di 43 anni, di Aosta, finito ai domiciliari, gli aveva detto che "sono tutti affamati, non c'è niente in giro".
"Se io vado giù (a Torino, "sfruttando un passaggio", scrive il gip nell'ordinanza) stamattina - aveva prospettato Zavaglia a Nirta il 26 marzo scorso -, entro stasera li ho tirati su, guarda, ti faccio vedere solo i messaggi che m'han mandato stamattina, sono già in 6/7 che m'hanno cercato. Ieri sera anche perché non c'è più nessuno adesso in giro". I due discutono della qualità dello stupefacente (secondo gli investigatori) che si poteva trovare in quei giorni. "Non so che materiale era", dice Nirta. "No no cambia totalmente, è diversa, appiccicosa, non so che ci mettono dentro...a Torino 18 a Milano 15".
Nello stesso dialogo Zavaglia, in riferimento agli aiuti pubblici nell'emergenza da Covid-19, dice a Nirta: "Io devo chiuderla questa partita Iva, perché sennò risulto come artigiano e se c'è qualche aiuto dello Stato non me lo danno". Nirta, ricorda il gip, oltre alla condanna definitiva a sette anni e otto mesi per narcotraffico dalla Colombia è stato sottoposto per "ben due volte ala misura di prevenzione della sorveglianza speciale".
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