"Non c'è alcun collegamento tra
questo gruppo e la Calabria". Lo ha detto nella propria arringa
durante il processo Geenna con rito ordinario l'avvocato Ascanio
Donadio, difensore insieme al collega Pasquale Siciliano del
ristoratore Antonio Raso, uno dei presunti vertici della locale
di 'ndrangheta di Aosta secondo la Dda di Torino.
Da parte di Raso, all'attuale consigliere regionale sospeso
Marco Sorbara, imputato per concorso esterno in associazione
mafiosa, "c'è stato un appoggio elettorale in termini di
amicizia. A pochissime persone diceva di votarlo", ha affermato
Donadio.
Secondo il legale "nessuno dei pentiti riconosce uno degli
attuali imputati come un affiliato" e inoltre la "'ndrangheta
non si struttura sulle intenzioni ma sulla forza intimidatrice".
In questo senso dalla vicenda Filice-Elia (per la procura una
lite, scoppiata tra due ragazzi , che ha rischiato di
trasformarsi in una 'guerra' tra famiglie calabresi che vivono
in Valle d'Aosta) è emerso che la "forza intimidatrice" di Raso
è "sotto zero". Inoltre e non vi è "traccia del metodo mafioso
usato" nel "sostegno elettorale a Nicola Prettico", consigliere
comunale di Aosta sospeso e coimputato per associazione mafiosa.
Riguardo al contestato ingresso di Raso nella massoneria - per
gli inquirenti utile a consolidare la presenza sul territorio
della locale - l'avvocato sottolinea che se Raso avesse voluto
perseguire quel fine "si sarebbe affidato a una loggia già
esistente sul territorio" e "non sarebbe andato in Francia con
Prettico pagando 400 euro".
Più in generale, riguardo ai rimandi della procura di Torino
all'esistenza della 'ndrangheta in Valle d'Aosta almeno dagli
anni '80, il legale ha precisato che "l'oggetto del processo è
l'appartenenza" degli imputati "alla 'ndrangheta" e non
"l'esistenza" di quest'ultima nel territorio regionale.
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