"Invitiamo il governo regionale a ulteriori azioni che vadano ad ampliare la già incisiva azione che sta svolgendo, così come chiediamo all'Anci, anche attraverso il suo presidente Decaro, a evidenziare come le soluzioni prospettate possano determinare la definitiva morte dei piccoli comuni che sono situati in aree marginali. Non è possibile un'Italia a due velocità, con regioni di serie A e di serie B. Come ha detto il presidente della Repubblica, serve unità di intenti e di lavoro da parte di tutte le istituzioni e i cittadini, il nemico comune è il Covid". Così il presidente del Celva, Franco Manes, dopo le "serrate indiscriminate al turismo della neve" annunciate dal premier Conte, rispetto alle quali rilancia una "nuova agenda di proposte".
"Chiediamo - spiega - di scegliere in base ai dati reali e aggiornati: i numeri attuali non giustificano un lockdown della neve. Non regge il paragone delle vacanze invernali con lo scorso Ferragosto: lo sci in pista non crea assembramenti.
Attiviamo quindi dei protocolli di sicurezza per le situazioni a rischio che il Comitato tecnico scientifico potrà indicare, e che tutti noi seguiremo rigorosamente, assieme al distanziamento, alle mascherine, all'igienizzazione delle mani.
Prevediamo poi un riesame frequente dei numeri dell'epidemia e valutiamo in base ad essi degli eventuali correttivi".
Inoltre, a livello di "solidarietà europea", se "facciamo parte di una macroregione alpina non a giorni alterni, questo deve essere lo stimolo a farci agire in maniera coordinata, con le stesse regole, garantendo le medesime aperture su tutto l'arco delle Alpi, senza discrepanze nazionali né geografiche".
"Tutte le chiusure - aggiunge Loredana Petey, sindaco di Aymavilles e, per i comuni valdostani, responsabile delle politiche economiche e turismo - devono fare il paio con un piano consistente di adeguati e urgenti ristori economici.
Società degli impianti di risalita, alberghi, ristoranti e bar, esercenti di attività commerciali al dettaglio, tutte le professioni della neve devono essere coinvolti. Niente turismo invernale significa annientare le eccellenze territoriali e i piccoli comuni alpini, la Valle d'Aosta ne ha ben 73 sotto i 5 mila abitanti".
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