E' "parzialmente sorprendente che
l'ambito in cui principalmente si verificano le violenze sia il
settore pubblico in senso lato, in particolare la pubblica
amministrazione (24,1%); se a quest'ultimo comparto si
aggiungono poi la sanità (16,1%) e l'istruzione (2,3%), emerge
che poco meno di un caso su due si è verificato in questo
ambito". Si tratta di segretarie, centraliniste e addette allo
sportello (30,6% dei casi) e di professioni tecniche come
infermiere e ragioniere (22,4%). Lo si legge nel report
'Violenze e molestie in ambito lavorativo - Un'indagine
esplorativa', di Osservatorio economico e sociale, Consigliera
di Parità e sede regionale dell'Inail. Nonostante il "peso
occupazionale del settore" è evidente come "il pubblico registri
un sovradimensionamento di questi eventi".
L'indagine non si basa su un campione statistico ma ha
raccolto 106 questionari compilati online (l'83% da donne e il
14% da uomini) in modo anonimo e volontario. In tre casi su
quattro gli episodi sono stati subiti nel percorso lavorativo
(l'altro quarto è per conoscenza indiretta) mentre riguardo al
momento dell'assunzione i casi di conoscenza indiretta salgono
al 56,3%. Le molestie sono la forma di violenza di genere più
frequente (62,2%), seguono gli atti di violenza veri e propri
(22%), le molestie sessuali (15,6%). Gli autori sono in
prevalenza uomini (69% di molestie e circa 80% di violenze). In
due terzi dei casi l'autore è un superiore (45%) o un datore di
lavoro (23%). Dopo l'episodio di violenza, la maggior parte
degli intervistati (59,4% considerando solo gli episodi diretti,
62,1% rispetto al totale) non si è rivolto a altre persone. Tra
chi ha chiesto aiuto, "rispetto agli altri intervistati, le
percentuali di licenziati (71,4%) e di trasferimenti di ufficio
(100%)" sono "molto più elevate". Complessivamente "la violenza
ha comportato una penalizzazione lavorativa e personale in circa
il 40% dei casi".
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