"Riteniamo che il giudizio del garante sia stato stilato astraendosi dalla drammatica contingenza del momento". Così, dopo la sanzione da 40 mila euro, l'azienda Usl della Valle d'Aosta rea, secondo il Garante per la protezione dei dati personali, di aver rimosso "durante il periodo di emergenza sanitaria" le "misure poste a tutela dei dati dei pazienti presenti nel dossier sanitario aziendale". "Di fronte ad un delicato bilanciamento degli interessi tra la salute e la riservatezza, l'Azienda Usl" fa sapere di aver "ritenuto doveroso - oltre che a ciò istituzionalmente tenuta - privilegiare la salute permettendo agli operatori di avere tutti gli strumenti necessari per curare e salvare la vita dei cittadini". La Usl è accusata di aver "reso accessibili i dossier di tutti gli assistiti della Regione a qualunque operatore sanitario, a prescindere dal fatto che l'interessato avesse espresso o meno il proprio consenso al trattamento dei dati" con il dossier sanitario elettronico, "oppure che la prestazione riguardasse un paziente Covid-19 o che l'autore dell'accesso avesse in cura l'interessato". L'intervento dopo il reclamo di un'operatrice sanitaria che, nonostante il diniego, lamentava "ripetuti accessi" al proprio dossier sanitario da una logopedista "che non l'aveva mai avuta in cura". Per il Garante "le violazioni si sono protratte per oltre due anni e hanno coinvolto i dati sulla salute di tutta la popolazione regionale assistita, senza che i pazienti ne fossero informati". "Pur stigmatizzando i comportamenti illeciti dei singoli operatori, riteniamo - comunica l'Usl - assolutamente infondato il provvedimento". L'Azienda "ha già conferito mandato ad uno studio legale esperto in materia, al fine di predisporre ricorso". |
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