di Thierry Pronesti
"Il raddoppio del tunnel non è di attualità": parola del ministro francese ai Trasporti, Clément Beaune. La posizione 'tranchant' del governo di Elisabeth Borne emerge con chiarezza proprio durante il pressing di chi vorrebbe scavare una galleria parallela al traforo del Monte Bianco. A partire da Confindustria, che teme i contraccolpi delle chiusure totali necessarie a risanare la volta della galleria. "Credo sia necessario a questo punto mettere subito in cantiere la seconda canna del tunnel", aveva detto Carlo Bonomi a novembre.
Nel prossimo autunno lo stop sarà di 15 settimane, dal 4 settembre al 18 dicembre. Un primo cantiere-test, che sarà ripetuto anche nel 2024, per valutare la "migliore metodologia operativa per il prosieguo". Gli stop di 3-4 mesi all'anno si dovranno ripetere fino al 2041, oppure si potrebbe valutare una chiusura totale di tre anni consecutivi, per poi riaprire definitivamente.
"Sul 'no' al raddoppio ho un impegno scritto dei tre precedenti ministri francesi ai trasporti, compreso quello di Borne, quando non guidava ancora l'esecutivo. Faccio la collezione". Sorride Eric Fournier. Oltre che sindaco di Chamonix, primo comune oltrefrontiera, è consigliere speciale con delega all'ambiente, al clima e all'energia per la regione Alvernia-Rodano-Alpi, la seconda per Pil di tutto l'Esagono. La 'promessa' di Beaune è arrivata nel novembre scorso, durante "una riunione a Parigi: alla presenza del deputato Xavier Roseren, mi ha detto molto chiaramente che questo raddoppio non è d'attualità".
Solo qualche mese prima era intervenuto il presidente della sua regione, il repubblicano Laurent Wauquiez, tra i papabili per la corsa all'Eliseo nel 2027. Dopo un incontro con il governo valdostano, aveva dichiarato: "Lavoriamo ad altri punti di partenza, altri punti di arrivo, facciamolo diversamente.
Dobbiamo essere più visionari sui mezzi di trasporto che ci saranno domani". Fournier è più chiaro: la Francia punta sulla ferrovia. "Credo sia indispensabile che il governo francese dia seguito alle richieste italiane sulla Lione-Torino. L'Italia ha fatto un grande lavoro, serve che la Francia si metta in pari con i propri accessi".
A livello locale, tuttavia, il problema più sentito è l'inquinamento. Nella Valle dell'Arve industria, trasporti e inversione termica provocano picchi di smog degni di una metropoli. Un paradosso per un luogo ai piedi del Monte Bianco.
Ancora Fournier: "In Valle d'Aosta fortunatamente c'è più dispersione riguardo all'aria, ma noi non possiamo prendere in considerazione un aumento della capacità del traforo stradale per le merci". Il tunnel del Monte Bianco assorbe oltre il 5% del traffico pesante alpino.
Proprio il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, oggi ha annunciato l'intenzione di "sensibilizzare il governo italiano a iniziare un confronto serio con la Francia, per valutare un raddoppio del traforo, senza il quale ci troveremmo in difficoltà". Un'iniziativa di "comune accordo" con la Società italiana per azioni per il Traforo del Monte Bianco spa, partecipata al 51% da Autostrade per l'Italia. Appena due mesi fa, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, rispondendo a un question time del deputato valdostano Franco Manes, aveva detto: "La realizzazione di un secondo tunnel parallelo potrebbe rappresentare un'alternativa per attenuare i disagi derivati dalla chiusura del traforo". Da allora, nulla risulta essersi mosso per il governo valdostano.
La prima chiusura sarà tra cinque mesi, il tempo stringe.
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