"La denuncia rilanciata dai media
nazionali sulla donna intenzionata ad abortire in un ospedale di
Aosta costretta ad ascoltare il battito del feto da presunti
volontari pro-vita si sta rivelando una clamorosa montatura
costruita ad arte dalle associazioni abortiste per screditare
l'operato delle associazioni di sostegno alla maternità, che
aiutano migliaia di donne a trovare alternative all'aborto come
previsto dalla stessa Legge 194". Così Antonio Brandi,
presidente di Pro Vita & Famiglia onlus.
"La Ausl di Aosta ha già dichiarato che 'non risultano
volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale
e nessuna segnalazione in tal senso è arrivata'. Perché queste
menzogne, intimidazioni e odio nei confronti dei volontari pro
life? Permettere a una donna di ascoltare il battito cardiaco
del figlio che porta in grembo, in ogni caso, non è affatto una
'cattiva prassi medica' come sostenuto dal Ministro Roccella a
margine della kermesse politica di Fratelli d'Italia a Pescara,
ma una procedura clinica abituale per verificare lo stato della
gravidanza, nel rispetto della deontologia medica e per la
formazione del 'consenso informato', persino in vista
dell'aborto che si intendesse eventualmente praticare".
Secondo Brandi "l'unica cattiva e anzi spietata prassi medica
è l'aborto, che sopprime un essere umano inerme e innocente.
Ogni donna intenzionata ad abortire dovrebbe avere il diritto di
essere prima pienamente informata sulla vita che sta
accogliendo, anche ascoltando il battito cardiaco del figlio,
come chiesto da più di centomila firmatari della proposta di
legge popolare 'Un Cuore che Batte' di cui Pro Vita & Famiglia è
co-promotrice".
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