"Per le Zone di Protezione Speciale di rete Natura 2000 ci sono stringenti disposizioni normative dettate dalle direttive europee e confermate dalla normativa italiana e valdostana. C'è un divieto assoluto di costruire impianti di risalita e piste di sci in zone Zps, salvo che l'impianto o la pista non fossero esplicitamente previsti da strumenti di pianificazione territoriale approvati prima dell'emanazione dello stesso decreto ministeriale. Cosa che non si è verificata nel caso del vallone Cime Bianche. Pertanto nel vallone, essendo in buona parte ricompreso in area Zps, non si possono costruire impianti di risalita e piste di sci". Lo sostengono le consigliere regionali Chiara Minelli e Erika Guichardaz (Pcp) riportando i contenuti dell'audizione in commissione dell'avvocata Paola Brambilla Pievani, specializzata in diritto amministrativo, dal 2019 componente della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA VAS del Ministero dell'ambiente.
"Si tratta di una disposizione chiara e cogente - aggiungono - che ha già trovato varie applicazioni. Ad esempio sul Monte Terminillo, la Giunta regionale del Lazio aveva deliberato l'ampliamento di un comprensorio sciistico già esistente, ma ha dovuto fare marcia indietro perché è intervenuto il Ministero per la transizione ecologica che ha bocciato l'intervento, trattandosi di opera da realizzare in zona Zps e prevista dagli strumenti urbanistici successivamente al decreto ministeriale del 2007.» "La costruzione di un impianto a fune nel vallone delle Cime Bianche - concludono le consigliere - arrecherebbe non solo un grave danno perché andrebbe a sfregiare in modo irreversibile un'area di grande pregio naturalistico e paesaggistico, una ricchezza inestimabile per la Val d'Ayas e per tutta la Valle d'Aosta, ma sarebbe pure in contrasto con la legge, quindi irrealizzabile. È davvero incomprensibile che la Regione, a fronte dei vincoli normativi più volte evidenziati, non abbia sentito l'esigenza di richiedere un apposito parere legale, del probabile costo di 10.000 euro, prima di destinarne altri 403.000 in studi".
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