(di Fausto Gasparroni)
Il documento finale del
Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, approvato oggi, viene
pubblicato e non diventerà oggetto di un'esortazione del Papa:
Francesco ha infatti deciso che sia subito diffuso perché possa
ispirare la vita della Chiesa. "Il processo sinodale non si
conclude con il termine dell'assemblea ma comprende la fase
attuativa", dice il testo: coinvolgendo tutti nel "quotidiano
cammino con una metodologia sinodale di consultazione e
discernimento, individuando modalità concrete e percorsi
formativi per realizzare una tangibile conversione sinodale
nelle varie realtà ecclesiali". Nel documento, ai vescovi si
chiede molto nell'impegno sulla trasparenza e sul rendere conto
mentre - come affermato anche dal card. Victor Manuel Fernandez,
prefetto per la Dottrina della fede - ci sono lavori in corso
per dare più spazio e più potere alle donne.
Il testo è percorso dalla prospettiva della conversione della
Chiesa in senso sinodale e in un orizzonte missionario: una
Chiesa meno gerarchica e centralizzata, con le Chiese locali più
valorizzate e in relazione fra loro, mentre tutte le strutture
sono al servizio, appunto, della missione, con il laicato sempre
più protagonista. Significativa la proposta di fare sì che i
Dicasteri vaticani avviino una consultazione "prima di
pubblicare documenti normativi importanti".
Il testo è in 5 parti, e nell'introduzione si rileva che "lo
sguardo sul Signore non allontana dai drammi della storia, ma
apre gli occhi per riconoscere la sofferenza che ci circonda e
ci penetra: i volti dei bambini terrorizzati dalla guerra, il
pianto delle madri, i sogni infranti di tanti giovani, i
profughi che affrontano viaggi terribili, le vittime dei
cambiamenti climatici e delle ingiustizie sociali". Il Sinodo,
viste le "troppe guerre" in corso, s'è unito ai "ripetuti
appelli di papa Francesco per la pace, condannando la logica
della violenza, dell'odio, della vendetta". Inoltre, il cammino
sinodale è segnatamente ecumenico - "orienta verso una piena e
visibile unità dei cristiani" - e "costituisce un vero atto di
ulteriore recezione" del Concilio, prolungandone "l'ispirazione"
e rilanciandone "per il mondo di oggi la forza profetica". Non
tutto è facile: "Non ci nascondiamo di aver sperimentato in noi
fatiche, resistenze al cambiamento e la tentazione di far
prevalere le nostre idee sull'ascolto della Parola di Dio e
sulla pratica del discernimento".
E' nella prima parte che si definisce "Il cuore della
sinodalità", e "in termini semplici e sintetici, si può dire
che la sinodalità è un cammino di rinnovamento spirituale e di
riforma strutturale per rendere la Chiesa più partecipativa e
missionaria". E l'unità della Chiesa non è uniformità, "la
valorizzazione dei contesti, delle culture e delle diversità, e
delle relazioni tra di loro, è una chiave per crescere come
Chiesa sinodale missionaria". Col rilancio dei rapportii anche
con le altre fedi, in particolare "per costruire un mondo
migliore" e in pace.
Per essere Chiesa sinodale "è necessaria una vera conversione
relazionale", si dice nella seconda parte, ed è proprio nella
mancata cura delle relazioni e dei legami che hanno radice "le
ricorrenti espressioni di dolore e sofferenza da parte di donne
di ogni regione e continente, sia laiche sia consacrate, durante
il processo sinodale". Così "i mali che affliggono il nostro
mondo": ma "la chiusura più radicale e drammatica è quella nei
confronti della stessa vita umana, che conduce allo scarto dei
bambini, fin dal grembo materno, e degli anziani" .
"Carismi, vocazione e ministeri per la missione" sono al
centro del documento che punta sulla più ampia partecipazione di
laiche e laici. Il ministero ordinato è "a servizio
dell'armonia" e in particolare "il ministero del vescovo" è
"comporre in unità i doni dello Spirito". Con il vescovo ci sono
"presbiteri e diaconi", per una "collaborazione fra i ministri
ordinati all'interno della Chiesa sinodale": "praticato con
umiltà, lo stile sinodale può rendere la Chiesa una voce
profetica nel mondo di oggi". Inoltre, i processi decisionali
hanno bisogno del discernimento ecclesiale, che richiede
l'ascolto in un clima di fiducia, trasparenza e rendiconto.
Tra le proposte riguardanti la formazione, di particolare
rilievo è "la promozione in tutti gli ambienti ecclesiali di una
cultura della tutela (safeguarding), per rendere le comunità
luoghi sempre più sicuri per i minori e le persone vulnerabili".
Infine, "anche i temi della dottrina sociale della Chiesa,
dell'impegno per la pace e la giustizia, della cura della casa
comune e del dialogo interculturale e interreligioso devono
conoscere maggiore diffusione nel Popolo di Dio".
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