Sono oltre cinquanta i conflitti nel
mondo e tra questi sono quattro le guerre ad altissima
intensità: Myanmar, Sudan, Israele-Hamas, Russia-Ucraina. Ma il
pianeta è costellato da violenze che spesso finiscono in un cono
d'ombra. Si parla solo delle guerre più vicine o di quelle che
hanno conseguenze dirette nel nostro vivere quotidiano. Se ne è
parlato oggi alla presentazione dell'ottavo Rapporto sui
conflitti dimenticati di Caritas Italiana. "Il ritorno delle
armi" è il titolo di questo nuovo volume che vuole sollecitare
l'opinione pubblica a non abituarsi alla guerra. L'evento
formativo è stato organizzato in collaborazione con Csvnet e
ANSA.
"Già nel 2014 il Papa, in occasione della visita a
Redipuglia, parlava di una terza guerra mondiale a pezzi", ha
ricordato monsignor Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia
e presidente di Caritas Italiana, aprendo i lavori. "Il
conflitto è la negazione della speranza e un fallimento del
tentativo di mediazione. Il Giubileo, che Papa Francesco ha
voluto dedicare proprio al tema della Speranza, è il tempo
propizio per promuovere giustizia, pace e riconciliazione. Come
Chiesa italiana e come Caritas — ha aggiunto — dobbiamo essere
protagonisti, costruttori di ponti, promotori di dialogo,
seminatori di speranza, artigiani di pace".
Il Rapporto di Caritas, a cura di Paolo Beccegato e Walter
Nanni (pubblicato dalle Edizioni San Paolo), mette sotto la
lente il rapporto tra i media e la guerra e tra i fruitori di
notizie e i conflitti. Nonostante l'interesse generale sia
rivolto più ai fatti di cronaca locale (per il 65% delle persone
intervistate), emerge comunque un diffuso desiderio di pace. Per
otto italiani su dieci le guerre sono "avvenimenti evitabili" e
il 74% afferma di non essere d'accordo sugli interventi armati
ma di preferire il ricorso alla mediazione politica. Per quanto
riguarda l'informazione, nel 2023 le notizie sulle guerre sono
state (almeno quelle contabilizzate nel Rapporto di Caritas)
3.808, pari all'8,9% di tutte le notizie. Ma si parla solo di
alcuni conflitti e non di altri: oltre il 50 per cento delle
notizie riguardava il conflitto israelo-palestinese, il 46,5% la
guerra in Ucraina, il restante 3,4% ha riguardato altri quindici
Paesi in guerra. Ma molti sono rimasti senza copertura
mediatica. C'è inoltre il rischio - è emerso nel convegno - di
abituarsi a parlare con un linguaggio di guerra.
"Con questo Rapporto - ha detto don Marco Pagniello,
direttore di Caritas Italiana - vogliano contribuire ad una
educazione alla pace. Vogliamo che si parli di pace e non solo
di sicurezza. Come diceva don Tonino Bello, la speranza va
organizzata, non solo annunciata, e dunque deve essere
testimoniata e tutti possiamo fare qualcosa". Don Pagniello ha
quindi annunciato che con le Caritas del Medio Oriente e quelle
che si affacciano sul Mediterraneo è in corso un progetto
proprio "per educare alla pace", un progetto che vedrà dialogare
insieme persone che la guerra vorrebbe solo su fronti opposti.
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