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Magis, c'è anche un Giubileo dei poveri, agire contro squilibri

Magis, c'è anche un Giubileo dei poveri, agire contro squilibri

Bongiovanni, aiutare a ridimensionare divari esistenti nel mondo

ROMA, 16 dicembre 2024, 14:41

Redazione ANSA

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Il Giubileo 2025, che inizierà il 24 dicembre con l'apertura della Porta Santa di San Pietro da parte di papa Francesco, sarà un momento di grande riflessione e animazione nella Chiesa. E anche le organizzazioni missionarie si sentono partecipi e protagoniste di questo evento, portando il loro contributo di opere che lavorano nei contesti più difficili, a contatto con le situazioni di grande povertà e sofferenza.
    "Nella situazione attuale anche il Giubileo può mettere in evidenza le contraddizioni esistenti nel nostro mondo, nel senso che c'è un Giubileo dei ricchi e un Giubileo dei poveri, di chi può disporre di risorse per viaggiare e di chi invece vive nell'estrema povertà quotidiana", dice il prof. Ambrogio Bongiovanni, presidente della Fondazione Magis, opera missionaria della Provincia euro-mediterranea dei Gesuiti.
    Ma soprattutto, "la dimensione di questo Anno Santo come 'Giubileo della speranza' - una speranza che nasce dalla fede - ha a che fare con la giustizia. Essere 'pellegrini di speranza' significa che dobbiamo mettere in movimento la giustizia e dunque essere operatori di giustizia e di pace".
    Per Bongiovanni, il Giubileo, "nel suo significato più profondo, anche biblico, deve avere l'obiettivo di cercare di ripristinare una giustizia sociale, deve aiutare tutti a 'fermarsi' per ricostituirla, per far 'riposare la terra'. Direi che dovremmo fermare anche i conflitti per permettere il ritorno della giustizia". In altre parole, "il Giubileo è un tempo opportuno che ci può aiutare a vivere nella consapevolezza dello squilibrio esistente a livello mondiale. E proprio per il suo originale rimando biblico dovrebbe aiutarci a riflettere sul tema della giustizia anche al di là delle sfavillanti proposte turistico-religiose. Insomma, aiutarci a comprendere interiormente la necessità di una conversione profonda alla pace e alla giustizia".
    Tra l'altro, secondo Bongiovanni, "qualcosa che forse dimentichiamo - e proprio in questi giorni c'è stato anche un nuovo appello di papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace - è la questione della cancellazione del debito estero dei Paesi poveri, che viene riproposta ad ogni Giubileo ma che a livello internazionale non viene affatto considerata". Un discorso, questo, che "è strettamente collegato al tema dello sviluppo, perché il debito internazionale è un ostacolo enorme per i Paesi più poveri con delle conseguenze che sono sempre disastrose per l'intera umanità".
    "Ci domandiamo spesso, che speranza può venire in contesti di morte e di distruzione come quelli che stiamo vivendo in maniera così eclatante oggi? - continua il presidente del Magis - Non c'è solo la guerra, c'è l'orrore che è devastante e che punta a togliere la dignità, la speranza".
    Però, nonostante ciò, "noi vediamo sempre una resilienza che, alimentata dalla fede, diventa un potenziale per risorgere e sperare in una vita nuova. Questo è ciò che ci fa sentire 'pellegrini di speranza'. Non solo noi come operatori, lo vediamo anche nelle persone che vivono queste situazioni".
    Per quanto riguarda la Fondazione Magis, è l'opera di cooperazione missionaria internazionale della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di Gesù. "Le aree di intervento sono varie: soprattutto l'educazione, ma poi c'è il tema dei diritti, della pace e del dialogo. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato anche il settore della salute. Siamo presenti in circa 20 Paesi con una cinquantina di progetti in America Latina, Africa, Asia, e da tempo anche in Europa, in Albania".
    Sull'auspicio che la Fondazione Magis si sente di formulare in vista dell'Anno Santo, "quello principale è il cammino di conversione che ciascuno di noi deve fare - osserva Bongiovanni -. Credo ci sia bisogno da parte di tutti di una condivisione, di mettere in movimento anche le nostre risorse economiche.
    Condividere con chi non ha accesso ai servizi primari. Parliamo della fame, la salute, l'educazione. C'è uno squilibrio nel mondo e il Giubileo dovrebbe far sentire la necessità di ridimensionare questo divario. Lo possono fare tutti, non deve partire solo dalle istituzioni. Le risorse messe in campo nella cooperazione sono ancora insufficienti e al di sotto dell'obiettivo internazionale dello 0,7% del Reddito nazionale lordo, fissato dall'Agenda 2030. E questo purtroppo mentre si continua ad investire in spese militari".
   

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