Un anno fa l'Oscar come migliore
attrice non protagonista in Se la strada potesse parlare, e
prima ancora decine di interpretazioni in film e soprattutto
serie tv, da 24 a The Bing Bang Theory e Watchmen, ma ora per
Regina King è arrivato il momento del debutto alla regia, un
esordio che non rimarrà unico, visto che è al lavoro in questi
giorni nella produzione del secondo film. Era attesa a Venezia
77 con il suo cast per il film selezionato Fuori Concorso, ma
tutti sono rimasti prudentemente negli Stati Uniti e l'incontro
è stato in collegamento video.
Acquisito da Amazon e prossimamente anche al Toronto Film
Festival, il film è quanto di più attuale si possa immaginare.
One Night in Miami racconta dell'incontro e dell'amicizia tra
Malcom X, Cassius Clay, il cantante Sam Cooke e la star del
football e attore Jim Brown, che passarono un'intera notte
insieme dopo l'incontro che incoronò l'allora appena 22enne
pugile campione del mondo dei pesi massimi, correva l'anno
1964. Tratto da una piece teatrale di grande successo, con
radici nelle autobiografie dei protagonisti, la sceneggiatura di
Kemp Powers (un fantastico autore di Broadway, tra l'altro) è un
dialogo a quattro voci sul black power, i diritti dei neri, le
lotte per l'emancipazione, una dialettica fatta anche di
scontri, di punti di vista diversi ma di uguale desiderio di
scardinare una volta per tutte il razzismo in cui vivevano.
"E' incredibile come oltre 50 anni dopo queste conversazioni
tra neri - dice all'ANSA Regina King, protagonista del movimento
#MeToo e attivista - siano sempre le stesse che potremmo
ascoltare oggi: come essere accettati, come contare, come non
avere le porte chiuse dai bianchi, come farsi rispettare, come
non essere chiamati negri. La storia vera di One Night in Miami
è incredibilmente molto contemporanea. Vederla oggi, con le
lotte americane di questi giorni, le marce del movimento Black
Live Matters fa impressione, siamo in un momento esplosivo e,
anche se pensando al film e mentre giravamo un anno fa non
c'erano stati l'omicidio di George Floyd né le rivolte,
quest'opera aveva dentro di sé un destino, marciava da sola e io
ne sono fiera".
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