La pesante crisi economica in
corso fa crescere l'esercito dei lavoratori in nero presente in
Italia. Lo sostiene la Cgia di Mestre, ricordando che
nell'ultimo anno la crisi pandemica ha provocato una perdita di
circa 450 mila posti di lavoro.
Con le chiusure imposte nelle ultime settimane, a tanti di
questi disoccupati si sono aggiunti molti addetti del settore
alberghiero e della ristorazione e altrettante finte
parrucchiere ed estetiste che quotidianamente si recano nelle
case degli italiani ad esercitare irregolarmente i servizi e le
prestazioni più disparate. Un numero di invisibili difficilmente
quantificabile, anche se secondo gli ultimi dati stimati qualche
anno fa dall'Istat, quindi ben prima dell'avvento del Covid, i
lavoratori in nero presenti in Italia erano molti: circa 3,2
milioni.
Nei prossimi mesi, secondo gli Artigiani, la situazione è
destinata a peggiorare. Con lo sblocco dei licenziamenti
previsti dapprima a fine giugno, per coloro che lavorano nelle
Pmi e nelle grandi imprese, e successivamente in autunno, per
quelli che sono occupati nelle micro e piccolissime aziende, c'è
il pericolo che il numero dei senza lavoro aumenti in misura
importante. Stiamo parlando di quelle persone che non riuscendo
a trovare una nuova occupazione saranno costrette a optare per
un lavoro irregolare o si improvviseranno come abusivi per
integrare le magre entrate familiari.
Non meno impattante viene giudicato l'effetto chiusura
imposto dal governo nelle ultime settimane a bar, ristoranti,
negozi, massaggiatori, parrucchieri e centri estetici.
Soprattutto nei territori più provati dalla crisi, non sono
pochi, ad esempio, i camerieri che in attesa di tornare ad
esercitare la propria professione si stanno improvvisando edili,
dipintori, idraulici, giardinieri o addetti alle pulizie.
Eseguono piccoli lavori pagati poco e in nero che, tuttavia,
consentono a queste persone di portare a casa qualche decina di
euro al giorno, permettendo così a molte famiglie di mettere
assieme il pranzo con la cena.
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