Gli elementi emersi dall'indagine di Padova sui test rapidi in Veneto "orientano a escludere profili di corruttela o di coinvolgimento di livelli politici sovraordinati nelle decisioni contestate". Lo precisa in una nota il Procuratore della repubblica Antonino Cappelleri.
Della richiesta di rinvio a giudizio sono stati informati la Regione del Veneto e l'ente Azienda Zero, presso cui gli imputati, Roberto Rigoli e Patrizia Simionato, hanno rapporti di dipendenza. Gli atti sono stati inoltre trasmessi dalla Procura regionale presso la Corte dei Conti di Venezia, che valuterà un eventuale danno erariale nella vicenda.
Secondo la magistratura padovana, in sintesi, sarebbe stato alterato il procedimento amministrativo di affidamento diretto, gestito da Azienda Zero, alla società Abbott Srl di Milano, per una fornitura di 480 mila test rapidi, avvenuta in due tranche nell'agosto e nel settembre 2020, per un importo totale di 2.160.000 euro. Rigoli imputato anche di depistaggio, per aver fornito agli investigatori "documentazione fasulla" sulla validità dei test. Era stato coinvolto anche il primario del Pronto Soccorso di Treviso, Enrico Bernardi, che aveva dapprima confermato la versione di Rigoli ma che in seguito ha ritrattato, e la sua posizione è stata così archiviata.
L'udienza preliminare è stata fissata al 12 dicembre prossimo, davanti al Gup Maria Luisa Materia.
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