Negli ultimi 40 anni, si sono succeduti intensi cambiamenti di regime nell'ecosistema marino dell'Alto Adriatico, considerato uno dei mari più pescosi e sfruttati del pianeta, che hanno portato a variazioni nette in termini di abbondanza di organismi e di processi ecologici, dalle quali sarà difficile, se non impossibile, tornare indietro.
È questo il risultato dello studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova in collaborazione con l'Università di Amburgo e Cnr-Ismar, e pubblicato sul Journal of Animal Ecology.
A determinare le mutazioni possono essere state le attività umane, come la pesca, o il cambiamento climatico globale di origine antropica. "Sembra che l'ecosistema del mare Alto Adriatico - spiega Alberto Barausse, coordinatore dello studio - sia cambiato in modo irreversibile: anche se diminuissimo la pressione di pesca, le temperature non si riabbasseranno a breve a causa dell'inerzia del cambiamento climatico. Capire i fattori che portano a questi cambiamenti di regime negli ecosistemi marini è quindi fondamentale per saper gestire le nostre attività, come la pesca, senza erodere la resilienza degli ecosistemi. Una volta che un cambiamento di regime è avvenuto nell'ecosistema, potenzialmente con conseguenze negative non solo per la biodiversità ma spesso anche per le attività economiche, purtroppo non sempre è possibile tornare indietro facilmente".
La scoperta è stata possibile analizzando con metodi matematici avanzati le serie temporali delle catture di organismi, pesci e invertebrati, da parte della flotta peschereccia di Chioggia (Venezia), la maggiore d'Italia. "La composizione di quello che si pesca riflette la comunità di organismi che abitano il mare", dice Camilla Sguotti, ricercatrice post-dottorato. "A partire dagli anni Ottanta - prosegue -si è avuto un andamento caratterizzato da lunghi periodi di stabilità nella varietà e qualità del pescato, intervallati da improvvisi cambiamenti discontinui a causa dell'effetto sinergico di pressione da pesca e riscaldamento dei mari dovuto ai cambiamenti climatici. La cosa interessante è 'scoprire' solo ora questi cambiamenti, cioè dopo decenni, in quanto le catture totali della flotta sono rimaste approssimativamente costanti nel tempo, distogliendo quindi l'attenzione dall'avvicendarsi delle diverse specie nei decenni".
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