La storia di
una famiglia, di una bottega di artisti che ha attraversato il
Cinquecento, centrale con Jacopo nello sviluppo della pittura
veneta, radicata nella vita di un luogo, Bassano, dove Jacopo di
Berto, sarto, da Gallio, sull'Altopiano dei Sette Comuni, a metà
del Quattrocento, si era trasferito. Dal 1479 cambierà cognome
prendendo spunto dalla contrada vicino al ponte. Sarà il nome
della città accompagnerà e renderà famosi, invece, i
discendenti, di professione artisti.
"I Bassano. Storia di una famiglia di pittori" è un titolo
perfetto per una mostra, nel Museo Civico fino al 2 maggio
prossimo, che consente di ammirare sotto una nuova luce una
quarantina di dipinti dei "Bassano", da Francesco il Vecchio,
poi alle prese con l'alchimia, passando per Jacopo, i figli
Francesco e Leandro, Jacopo Apollonio, fino a una Madonna con il
Bambino, San Marco, Santa Barbara e Santa Giustina, dipinta dal
nipote Gerolamo circa nel 1610-20.
Un'esposizione dal taglio intimo, avvolgente, curata da
Barbara Guidi, direttrice del museo civico, assieme a Melania G.
Mazzucco, nata da una necessità, il temporaneo disallestimento
delle sale monumentali per una mostra dedicata ad Antonio
Canova, e dalla volontà di non collocare le opere dei Bassano
nei magazzini privando il pubblico di una delle essenze stesse
della città del Ponte degli Alpini.
Il percorso, visto lo stretto intreccio di vita e opere che
legava i Bassano al luogo, non poteva che cominciare dalla Mappa
della città di Bassano realizzata da Francesco il Giovane e
Leandro Bassano. Se Francesco il Vecchio è ancora vicino agli
influssi tardo gotici, è con Jacopo che l'arte della bottega dei
Bassano prende il volo. Di Jacopo, ammirato dai patrizi
veneziani, che ne collezionavano i dipinti, dalle diverse
committenze civili e religiose, sono presenti opere
fondamentali: da una Fuga in Egitto, del 1534, a quadri dove i
motivi religiosi lasciano ampio spazio alla natura, alla
caratterizzazione delle figure umane, agli animali.
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