L'Italia alla Biennale dovrebbe
essere rappresentata da una "pluralità" di artisti e non da un
singolo scelto dal curatore designato, che è Luca Cerizza:
"Questo signore che ha vinto sembra che abbia scelto il solo
Massimo Bartolini, ma io non voglio credere che la mia Italia
sia quella che sceglierà questo curatore e credo che non sia
neppure l'Italia di Sangiuliano". Lo dice il sottosegretario
alla Cultura, Vittorio Sgarbi, commentando la nomina del
prossimo curatore del Padiglione Italia alla Biennale Arte di
Venezia.
"Ho parlato a lungo ieri con il ministro il quale avrebbe
voluto comunicare oggi il nome del curatore: dalle indicazioni
che ho avuto sul suo progetto non ho capito assolutamente niente
ma ritengo che il nostro principale obiettivo sia di evitare di
avere un padiglione tipo quello di Tosatti, cioè di uno solo che
fa quello che vuole. La Biennale si svolge ogni due anni e gli
italiani sono tanti, sono fotografi, cultori di fumetto,
designer e tanto altro.."
Per Sgarbi, inoltre, il padiglione italiano dovrebbe essere
quello centrale, nei giardini: "Senza essere nazionalisti, dico
che siamo un paese importante per l'arte ed abbiamo un
Padiglione che sta nel buco dell'universo: è un padiglione
bello, io stesso a suo tempo l'ho caricato di tante opere, ma
viene dopo Malta e dopo l'Indocina… Invece dove c'è
l'Inghilterra, la Francia, la Spagna l'America noi non ci siamo.
Mi pare che l'essere lì, dove eravamo, significherebbe essere la
centro del mondo, come deve essere".
Il sottosegretario critica, inoltre, le procedure concorsuali
per la scelta del curatore. Come ministero, "non capisco perché
possiamo nominare un direttore generale e invece dobbiamo fare
un concorso a 70 persone per il Padiglione Italia? Se hai
un'idea dell'Italia puoi fare delle scelte, valutarle con un
curatore, con un direttore generale che è Commissario: in un
percorso così tu hai un Padiglione che rappresenta il ministero.
Se invece devi passare attraverso un concorso e loro sono
costretti a valutare 70 persone, che poi diventano 10 e poi tre,
la procedura crea un effetto per cui quello che alla fine ha la
Biennale in mano fa una mostra a casa sua".
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