Mille euro per far fronte ai disagi logistici ed economici di una città turistica che vive sull'acqua: è quanto riceverà come quota una-tantum il personale sanitario di Venezia e delle isole della laguna. Si tratta del risultato di un accordo tra Cisl e Uil con l'Ulss 3 in materia di ridistribuzione del fondo aziendale di produttività, oltre otto milioni di euro accumulati dal 2018 al 2022. Una vittoria per i sindacati in attesa, sottolineano, "del riconoscimento da parte della Regione della città lagunare come zona disagiata". Azienda sanitaria e rappresentanze dei lavoratori concordano nel dire che il costo della vita, la mancanza di case, inghiottite dal mercato immobiliare dei vacanzieri, e le difficoltà legate ai trasporti decurtano lo stipendio di chi opera nella sanità pubblica, mettendone a rischio la tenuta. La richiesta dello status di zona disagiata per Venezia era arrivata sul tavolo del Consiglio Regionale del Veneto lo scorso 25 ottobre, con una mozione presentata dai consiglieri del Pd. Prima ancora, ad agosto, erano stati proprio i medici di base della laguna a chiedere il riconoscimento, scrivendo una lettera alla direzione sanitaria.
Richiesta condivisa anche dalle minoranze in Consiglio Comunale, dall'Ordine dei Medici di Venezia e dai sindacati. Venezia ha cercato in questi mesi di far fronte all'emorragia di medici di base prossimi al pensionamento con una campagna nazionale di reclutamento - che offriva anche agevolazioni per l'alloggio e l'ambulatorio - lanciata a livello mondiale lo scorso 7 luglio dall'Ulss 3, per tamponare una decina di 'uscite' che avverranno entro il 2024 tra i 45 medici di famiglia attualmente in servizio nel centro storico. "Dottore, dottoressa, la città più bella del mondo ti aspetta" è stato lo slogan che ha portato a circa 400 candidature e alla selezione di 15 medici. Tre di questi hanno già ottenuto l'incarico, un quarto verrà inserito nelle prossime settimane e a gennaio altri due prenderanno servizio al Lido. A debuttare era stato per primo il 29 agosto il dottor Sebastiano Bianchi, destinato ad un ambulatorio in Piazza San Marco. "Ho capito quanto la città ha bisogno di nuovi medici di famiglia - aveva sottolineato, spiegando la scelta - e invece di andare a fare esperienza altrove, mi sono immediatamente proposto". La carenza di personale affligge non solo la medicina territoriale ma anche quella ospedaliera. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Regione Veneto, a mancare in tutta l'Ulss 3 sono 767 dipendenti, esclusi quindi i dirigenti medici. Si tratta di 421 tra infermiere e ostetriche, 95 operatori socio sanitari, 93 amministrativi, 66 operatori tecnici, 40 tecnici sanitari, 29 professionisti della riabilitazione e 23 tecnici della prevenzione.
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