Per la prima volta dopo il Covid,
la produzione industriale di Vicenza chiude il 2023 in negativo
rispetto all'anno precedente, facendo segnare un -2,8%. Lo
annuncia Laura Dalla Vecchia, presidente dell'associazione
territoriale, uno dei principali centri dell'economia
manifatturiera europea e terza provincia italiana per export,
prima per l'export pro capite, e con un numero di dipendenti che
supera i 92.000 (+2.500 in un anno).
L'andamento dell'anno ha visto un primo trimestre
moderatamente positivo (+0,49%), con un'inversione di tendenza
repentina a partire dal secondo (-3,79%). La curva discendente
si è confermata in estate, con i mesi tra luglio e settembre che
hanno portato ad un (-5,42%) rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente e, infine, a una leggera frenata del calo
con un -2,47% nell'ultimo trimestre.
Nel quarto trimestre 2023, per l'industria vicentina il
mercato interno segna un -3,3%, mentre l'export Ue ed extra-UE
segnano rispettivamente -0,5% e -1,6% rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente. La consistenza del portafoglio
ordini rimane stabile per il 32% delle aziende, cresce per il
21% mentre diminuisce per il 47% (saldo pari a -26); il periodo
di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 22% dei casi (21% nel
trimestre precedente). La percentuale di aziende che denuncia
tensioni di liquidità è pari al 12% (15% nel trimestre
precedente) e risulta leggermente in aumento la percentuale di
imprese che lamenta ritardi negli incassi (18% contro il 16% del
trimestre precedente).
Nonostante la debolezza del ciclo economico, nel trimestre
ottobre-dicembre 2023 il numero di occupati ha continuato ad
espandersi registrando un timido aumento (+0,9%). Il 57% delle
aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello
occupazionale, il 22% l'ha aumentato, mentre il 21% ha ridotto
la forza lavoro.
"Lo abbiamo detto e ripetuto alle istituzioni, italiane e
soprattutto europee, e anche agli altri attori sociali -
commenta Dalla Vecchia -: se non viriamo, andiamo a sbattere e
inizieremo a perdere posti di lavoro. L'Europa, in particolare,
è il grande regolatore del nostro futuro".
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