Nell'ultimo anno gli impieghi vivi
alle imprese sono diminuiti del 4,7% (in termini assoluti -32,2
miliardi di euro), ma a Nordest la contrazione è stata molto
pesante, addirittura del 7,4 (-14 miliardi). Continua, pertanto,
la riduzione dei prestiti bancari alle aziende che negli ultimi
12 anni a livello nazionale ha registrato una caduta del 27%,
pari a -247 miliardi di euro di impieghi vivi in essere.
Per l'Ufficio studi della Cgia questo trend rischia di
alimentare, indirettamente, un fenomeno molto preoccupante che,
ormai, non riguarda solo le regioni del Sud, ma anche quelle del
Nord: la presenza sempre più diffusa nell'economia reale delle
organizzazioni criminali. In questi momenti così particolari,
infatti, sono gli unici soggetti che dispongono della liquidità
necessaria per "aiutare" chi si trova in difficoltà
economico-finanziaria.
E' vero, come sottolineano gli Artigiani di Mestre, che il
calo degli impieghi dell'ultimo anno è sicuramente condizionato
dalla diminuzione della domanda di credito da parte delle
imprese, dall'elevato costo del denaro e dalla diminuzione degli
investimenti in macchinari dovuta all'attesa delle agevolazioni
previste dalla nuova transizione 5.0. Tuttavia i segnali di una
presenza stabile e consolidata della criminalità nel mondo delle
imprese del Nord risalgono almeno da 25 anni.
Come dimostrano alcuni studi realizzati dalla Banca d'Italia,
a livello territoriale la presenza più diffusa delle
organizzazioni economiche criminali si registra nel Mezzogiorno,
anche se ormai molte evidenze altrettanto inquietanti segnalano
la presenza di queste realtà illegali nelle aree economicamente
più avanzate del Centronord. In uno studio realizzato verso la
fine del 2021, secondo la Banca d'Italia la penetrazione
territoriale della Mafia Spa è presente anche in realtà del
Centronord, inparticolar modo le province di Roma, Latina,
Genova, Imperia e Ravenna. Meno colpite delle precedenti, ma
comunque con forti criticità si segnalano, sempre nella
ripartizione centrosettentrionale, anche le provincie di Torino,
Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Lodi, Brescia,
Savona, La Spezia, Bologna, Ferrara, Rimini, Pistoia, Prato,
Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata.
Meno investite dal fenomeno sarebbero, invece, le province
del Triveneto (con leggeri segnali in controtendenza a Venezia,
Padova, Trento e, in particolar modo, Trieste). Anche la Valle
d'Aosta e l'Umbria presentano un livello di rischio molto basso.
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