Il "quadro" emerso dalle
testimonianze e dalle "intercettazioni", "in particolare con
riferimento" al "clientelismo che sovraintendeva alle assunzioni
in Fondazione" Milano Cortina 2026, alla "carenza di effettivo
svolgimento della prestazione lavorativa" anche a fronte di un
"deficit di bilancio" che si è "amplificato", rende "non solo
utile ma anche doveroso" indagare ancora sulla gestione
dell'evento olimpico.
Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano nel
provvedimento con cui ieri ha confermato i sequestri probatori a
carico di uno degli indagati, l'ex dirigente dell'ente
Massimiliano Zuco, e ha riqualificato uno dei reati, la
corruzione in "corruzione tra privati", contestato
nell'inchiesta assieme alla turbativa d'asta e all'abuso
d'ufficio. Riesame che, inoltre, come emerge dal provvedimento,
non ha preso posizione, in questa fase cautelare, sul nodo della
natura giuridica della Fondazione, natura pubblica (sostenuta
dai pm) o privata (indicata dal governo in un decreto di giugno
e dalla difesa).
I giudici (Savoia-Nosenzo-Ambrosino) scrivono che
l'intervento "del Legislatore", ossia quel decreto di poco più
di un mese fa con cui il governo ha ribadito la natura privata
della Fondazione, contestata, invece, dall'aggiunta Tiziana
Siciliano e dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, non
comporta, comunque, "l'irrilevanza penale del fatto". Da qui la
"conferma del sequestro", affinché si indaghi ancora a partire
dai dispositivi presi nelle perquisizioni del 21 maggio scorso,
eseguite dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf
di Milano.
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