(di Stefania Passarella)
Intima, sofferente. La semplicità
potente del movimento. È stata di grande impatto emotivo "Sister
or He Buried the Body" prima italiana con cui si è ufficialmente
aperta la Biennale di danza a Venezia. A inaugurare la 18/ma
edizione del Festival di danza contemporanea il suo Leone
d'argento, Trajal Harrell, classe '73, tra gli artisti più
richiesti della sua generazione nel panorama contemporaneo.
Appena quaranta spettatori nella sala d'armi dell'Arsenale,
seduti a terra su cuscino o su cubi, per la performance
installazione del danzatore e coreografo americano. Lui, la sua
anima e la sua intimità, aperti al pubblico. Movimenti in
crescendo su una semplice stuoia di erba intrecciata. Un assolo
eseguito da Harrell stesso, in un contesto ravvicinato che ha
amplificato la già forte potenza espressiva. Su colonna sonora
che Harrell ha adattato al momento, scorrendola da uno
smartphone, tra brani di Bobby McFerrin, Joni Mitchell,
Everything but the girl, Lil Green, Infamous Zol, Sade.
L'artista affonda in una delle funzioni primordiali della danza.
L'urgenza di comunicare. Sofferenza. O anche i "se" della vita.
Venticinque minuti di tensione interna, e di catarsi.
Sul "what if" è costruita la performance di Harrell, oggi due
repliche e domani altre due. Il coreografo indaga uno dei padri
fondatori della danza Butō, Tatsumi Hijikata, alla ricerca di un
legame con Kathrine Dunham, antropologa e coreografa
afroamericana che pare condivise lo studio di Hijikata a Tokyo.
In chiusura della Biennale, il 2 e 3 agosto porterà invece un
altro lavoro, diverso, con la sua compagnia. Si tratta di
"Tambourines", 80 minuti, ispirato dal romanzo 'La lettera
scarlatta' di Nathaniel Hawthorne. Con lui in scena anche New
Kyd, Perle Palombe, Songhay Toldon, Ondrej Vidlar, Vânia Doutel
Vaz. Una dedica a tutte le donne che in passato non hanno potuto
decidere del proprio corpo. Uno spunto interessante che
condivide l'urgenza dell'attualità. In tre atti riscrive la
storia di Hester Prynne, condannata nel romanzo a indossare la
lettera scarlatta (la A di adulterio), per aver avuto una
bambina fuori dal vincolo matrimoniale, immaginando un finale
alternativo. E se... anche in questo caso, torna il motivo del
"what if".
Wayne McGregor, direttore artistico del settore danza della
Biennale, aveva gia invitato Trajal Harrel due anni fa con
Maggie the Cat, lavoro che prendeva spunto dal testo di
Tennessee Williams per interrogarsi su potere, gender,
intolleranza, inclusione. Sir McGregor definisce il coreografo
"unico". Quest'anno la Biennale gli ha attribuito il Leone
d'Argento, con la cerimonia in programma domenica 21 luglio in
Ca' Giustinian.
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